Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Sabato 1° agosto 2020

Roberto Speranza - ordinanze regionali

Il racconto della giornata di sabato 1° agosto 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia col commento di Vittorio Agnoletto all’ordinanza del Ministero della Salute con cui è stato ripristinato il distanziamento obbligatorio sui treni, ma è scontro con le ordinanze regionali. Esplode in Sardegna il caso dei 5.7 milioni di euro assegnati senza alcuna selezione alla TurSport, mentre a Lampedusa prosegue l’emergenza migranti. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

295 i nuovi positivi oggi in Italia. Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto sopra o vicine ai 50 casi ciascuna. Solo Molise, Val d’Aosta e la provincia di Trento senza nuovi casi, segno dei micro-focolai a carattere familiare, in luoghi di lavoro o di ritorno da altri Paesi che si sono accesi in molte zone del Paese – 123 nell’ultima settimana. Cinque i decessi registrati. Secondo i dati forniti dal Ministero della Salute, le persone guarite dal COVID in Italia dall’inizio dell’emergenza hanno superato oggi le 200.000. Rimangono 12.550 positivi e circa 12mila persone in isolamento domiciliare.

L’analisi del momento dell’epidemia di Vittorio Agnoletto, medico e autore della nostra trasmissione 37.2:

 

Speranza ripristina il distanziamento sociale sui treni

Il Ministero della Salute ha emesso un’ordinanza che ripristina il distanziamento obbligatorio di un metro, anche su tutti i mezzi di trasporto compresi quelli locali. Annullata la disposizione di Trenitalia e Italo che avevano ripristinato oggi al 100% la disponibilità di tutti i posti a sedere per i passeggeri sui treni di lunga tratta. “Non possiamo permetterci di abbassare il livello di attenzione e cautela”, ha detto il ministro Speranza. Prima di lui aveva parlato anche il presidente dell’Istituto superiore di sanità, Franco Locatelli, per esprimere la “preoccupazione” del comitato tecnico scientifico che non era stato consultato per le decisioni prese dalle aziende ferroviarie. Rimangono per ora valide, invece, le ordinanze regionali, come quella della Lombardia varata ieri, che dispongono la disponibilità del 100% dei posti sui treni regionali che il governo valuterà nelle prossime ore se impugnare o meno. Sentiamo Sandra Zampa, sottosegretaria del ministero della Salute:

 

Conflitto Stato-Regioni, anche sui treni

(di Claudio Jampaglia)

Il ministro della salute Speranza rimette l’obbligo di distanziamento sui treni nazionali. Ma in diverse Regioni del Paese, ultima la Lombardia che ieri ha emesso una sua ordinanza, sui treni locali si può tornare a sedersi ovunque e vicini. È cosi da tempo anche in Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Veneto e Puglia. Ed è evidente che se l’Istituto superiore di sanità ritiene sbagliato viaggiare seduti vicini sui treni nazionali e un’ordinanza ministeriale stabilisce che non si deve fare, non si capisce perché si debba ritenere sano farlo su quelli regionali. Torna il conflitto tra Stato e Regioni che ha animato tutta le fasi dell’emergenza Covid? Lo deciderà il governo e vedremo se il ministro per gli affari regionali Boccia impugnerà o meno le ordinanze regionali. Ma è evidente che qualcosa non va. E non è solo questione di confusione per i cittadini per cui cambiano le condizioni del vivere a seconda delle immaginarie frontiere che varcano. Ieri il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha ammonito “Evitare di confondere la Libertà con il diritto di contagiare gli altri”. Parlava in generale e in tanti abbiamo pensato agli assembramenti estivi e allo scarso uso delle mascherine che molti esponenti pubblici ostentano. E oggi sono arrivati i treni. A 50 anni dalla nascita delle Regioni è più che mai necessaria una messa a punto dell’autonomia che ha bisogno di libertà e necessità. E soprattutto di un pensiero del bene comune.

Continua l’emergenza migranti a Lampedusa

L’emergenza migranti a Lampedusa. Sull’isola siciliana la situazione è ancora delicata. Nel pomeriggio sono approdate autonomamente sulla costa tre barche che avevano mandato un SOS ad Alarm Phone. A bordo c’erano in totale oltre 150 persone. Nella notte ci sono stati 8 nuovi sbarchi per un totale di circa 250 persone. Nelll’hotspot al momento si trovano circa mille ospiti, per una capienza massima di un centinaio. Il sindaco di Lampedusa Martello ha annunciato che il centro d’accoglienza al momento è chiuso perché stracolmo. “Vanno organizzati i trasferimenti. I migranti che arriveranno dovranno restare sul molo”, ha aggiunto Martello.
Don Carmelo La Magra è il parroco di Lampedusa, fa parte del Forum Lampedusa Solidale che si occupa dell’accoglienza dei migranti sull’isola:


 

Caso TurSport, 5.7 milioni di euro assegnati senza selezione

(di Monia Melis)

Programma da scrivere ma soldi incassati, senza alcuna selezione. Così in Sardegna quasi sei milioni di euro (5,7 per la precisione) sono stati assegnati alla TurSport con la missione di portare 150 mila persone da settembre a marzo con ‘L’isola del turismo sportivo’. Ma del progetto triennale c’è quasi solo il titolo e tre appuntamenti (tra cui il Mondiale di biliardo 5 birilli) e la stessa società non è iscritta al Registro imprese. Eppure ha ottenuto il finanziamento con un emendamento della giunta di centrodestra al disegno di legge Salva imprese da 190 milioni con l’ok del Consiglio regionale. Uno stanziamento imponente per arginare la crisi economica causata dalla pandemia COVID-19.
Peccato che lo stesso assessore al Turismo, il sardista Gianni Chessa, non conosca i dodici eventi annunciati, né gli interlocutori: “I soldi sono stati stanziati sulla fiducia”, ha detto al Fatto Quotidiano che ha sollevato il caso. Perché di caso si tratta: ed è già corsa ai distinguo. Il Coni diffida dall’utilizzo di nome e logo, lo stesso presidente della Regione, il leghista – sardista Christian Solinas ha dichiarato alla Nuova Sardegna di non saperne nulla. È invece chiaro l’identikit di un altro beneficiario che sfiora il milione di euro: è la società di pallavolo di serie A2, a Olbia. Ne esiste solo una: il presidente è Gianni Sarti, ex segretario locale Psd’Az. Lo stesso partito del presidente Solinas.

Attentato alla cattedrale di Managua

(di Gianni Beretta)

Si è trattato di un attentato terroristico”. Così si è espresso il cardinale di Managua Leopoldo Brenes in riferimento allo sconosciuto che ha lanciato venerdì una bomba molotov nella cattedrale metropolitana mandando in fiamme una cappella che ospitava un antico crocefisso di quattro secoli fa.
Il porporato ha subito risposto alla vicepresidente Rosario Murillo, consorte del “fu” comandante guerrigliero nonché attuale presidente del Nicaragua Daniel Ortega, che ha assicurato nel suo programma radiofonico quotidiano essersi trattato di un incendio dovuto alla presenza di candele nella cappella. Circostanza smentita seccamente dall’arcivescovo: “non c’erano né candele ne tende o paramenti di alcun genere”.
L’ipotesi verosimile è che l’azione possa essere stata intrapresa dal regime orteguista in rappresaglia per l’annuncio di Brenes di sospendere la storica processione religiosa prevista per il giorno di santo Domingo, patrono della capitale, come misura di precauzione nel pieno del contagio per il Covid 19. Una ricorrenza, come altre, che l’altrettanto cattolicissimo governo di Ortega intenderebbe invece festeggiare per l’intera prima decade di agosto, confermando l’irresponsabile linea fin qui seguita di ignorare la pandemia del coronavirus.
L’atto intimidatorio segue del resto la profanazione nel marzo scorso nella stessa cattedrale, ad opera di un gruppo di seguaci orteguisti, dei funerali del sacerdote-poeta Ernesto Cardenal, ministro della cultura durante il decennio rivoluzionario sandinista e successivamente severo critico di colui che definì Ortega “un tiranno peggiore del dittatore Somoza”.
I rapporti fra regime orteguista e chiesa cattolica si sono fatti particolarmente tesi durante la rivolta popolare pacifica dell’aprile 2018 innescata dagli studenti universitari e soffocata nel sangue da polizia e paramilitari con un saldo di almeno 350 morti. In quei tre mesi di scontri molte chiese si convertirono in ricoveri per feriti e manifestanti; e ciononostante furono invase da squadracce di picchiatori che, per esempio a Masaya, colpirono lo stesso cardinale Brenes e alcuni suoi collaboratori che avevano fatto da scudo ai manifestanti rifugiatisi nel tempio.
Daniel Ortega, in vista delle elezioni del 2007 che lo avrebbero reinsediato come capo di stato dopo la rivoluzione dell’80, per ingraziarsi il voto cattolico si era fatto risposare nella cattedrale con Rosario Murillo dall’allora cardinale Obanbo y Bravo, storicamente il più grande nemico interno durante l’epoca rivoluzionaria degli anni ’80. E una volta eletto, in cambio, decretò una legge che vietò da quel giorno l’aborto in Nicaragua, vigente da oltre un secolo in caso di violazione o di pericolo di vita della madre.
Fu l’esordio del nuovo corso di Daniel Ortega, all’insegna dello slogan “Nicaragua socialista, cristiano e solidale”.
Obando y Bravo, nominato porporato nel 1985 da papa Wojtyla e scomparso ultranovantenne un paio d’anni fa, era stato poi avvicendato come porporato per scelta di papa Bergoglio nel 2014 dall’attuale mons. Brenes. Il quale a sua volta aveva tentato una mediazione fra governo e rivoltosi nel 2018; ritirandosi poi dal tentativo di conciliazione, sollecitando invano la realizzazione di una riforma elettorale che garantisse elezioni anticipate libere e democratiche.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Il 31 dicembre 2024 è stata una giornata tremenda per la musica italiana. La notizia della morte di Paolo Benvegnù ha colpito duramente le moltissime persone che negli anni sono state toccate dalle sue canzoni, dalla sua voce, dalla sua poesia, oltre che dalla sua straordinaria umanità. Lo amavano le persone che lo conoscevano grazie ai suoi dischi e ai suoi concerti, lo amavano le persone che avevano avuto modo di incontrarlo, di lavorarci, di parlarci anche solo per pochi minuti. Lo amavano i suoi amici, lo amava la sua famiglia, a cui vanno ancora oggi, a un mese dalla sua morte, tutta la nostra vicinanza e il nostro affetto. Radio Popolare ha ospitato molte volte Paolo Benvegnù nei propri studi, per interviste, minilive e concerti nell’Auditorium: ogni volta è stata speciale. Per questo, nella notte tra venerdì 31 gennaio e sabato 1 febbraio, Radio Popolare ha realizzato una trasmissione speciale in cui riproporre molte di queste registrazioni d’archivio: da un minilive degli Scisma del 2000 fino all’ultima apparizione di Paolo Benvegnù sulle nostre frequenze, l’11 ottobre 2024; in mezzo, altre interviste, un intero concerto in Auditorium e anche alcuni brani che arrivano da un altro archivio, quello di Radio Città del Capo di Bologna, grazie alla preziosa collaborazione di Francesco Locane. Quasi quattro ore di musica e di parole, tutte per Paolo Benvegnù. Che sarà sempre nei nostri cuori. A cura di Niccolò Vecchia

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