Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Lunedì 26 ottobre 2020

ristorante

Il racconto della giornata di lunedì 26 ottobre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia e nel Mondo ai giochi di palazzo nel bel mezzo della pandemia e i dubbi su chi riceverà i risarcimenti legati alle chiusure imposte dal nuovo DPCM mentre il mondo dello spettacolo si appella al governo e chiede un passo indietro. Oggi l’incontro tra governo e sindacati dei medici di base per il loro coinvolgimento nell’esecuzione dei “tamponi rapidi”. Aumenta la tensione tra Francia e Turchia. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

(di Andrea Monti)

Nelle ultime 24 ore in Italia sono stati accertati circa 17mila casi di coronavirus. Il dato è in calo rispetto a ieri, ma dietro c’è una diminuzione dei tamponi: in realtà la percentuale di positivi rispetto ai test aumenta, passando dal 13,1% al 13,6%. Le morti comunicate oggi sono 141. I pazienti in terapia intensiva sono 76 in più, per un totale vicino ai 1.300. Le persone ricoverate nei reparti ordinari aumentano di quasi mille e ora sono 13mila. Ancora una volta la Regione con più nuovi positivi (3.570) è la Lombardia, dove quasi il 57% dei contagi individuati oggi arriva dalla provincia di Milano. Altre sei regioni hanno registrato più di mille infezioni ciascuna: Toscana, Campania, Lazio, Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto.

Giochi di Palazzo in mezzo all’epidemia

(di Michele Migone)

Giuseppe Conte vuole l’approvazione al più presto del decreto con gli indennizzi per gli esercenti. Cerca di placare sul nascere le proteste di piazza delle categorie più colpite dalle ultime misure. Vorrebbe evitare che si alzi la tensione nel Paese, ma in realtà non riesce neppure a tenere a bada la sua maggioranza. Matteo Renzi ha attaccato l’ultimo Dpcm per la chiusura di teatri e ristoranti. Vuole modifiche, l’apertura degli esercizi fino alle 22. La risposta è arrivata da Nicola Zingaretti: gli ha detto che è poco serio e gli ha ricordato che non è all’opposizione. Nel governo, in realtà, emergono sempre di più i nervosismi e i distinguo. Ministri si lanciano frecciate e si rimpallano responsabilità attraverso i media. Si inizia a sentire una cacofonia che nella prima fase dell’epidemia non c’era. Avvertono l’aria di stanchezza che c’è nel paese, vedono che il governo perde consenso e hanno paura di esserne coinvolti. Lo scenario a cui avevano pensato Conte e il governo era ben diverso. Una seconda ondata del virus meno forte della prima e i primi miliardi dell’Europa a partire da gennaio, febbraio 2021. Invece la realtà è un’altra. Siamo in un semi-lockdown, anche a causa degli errori fatti, e i soldi del Recovery Fund non si sa quando arriveranno. E nel Paese crescono disillusione e rabbia. Questa drammatica combinazione di fattori rende più debole Conte. Chi lo voleva sostituire con altri, chi pensava ad altre formule di governo, ora torna a farsi sentire. Ma sono solo giochi di Palazzo in mezzo all’epidemia.

Tamponi e medici di base, oggi l’incontro governo-sindacati

Oggi governo e regioni hanno incontrato i sindacati dei medici di base e si è parlato del loro coinvolgimento nell’esecuzione dei “tamponi rapidi”. Si tratta di test meno affidabili di quelli normali, ma utili in questa fase in cui il numero delle persone da testare continua a crescere e il sistema di tracciamento non riesce a star dietro a questo aumento. Andrea Filippi è segretario nazionale della Fp Cgil Medici:


 

Nuovo DPCM, a chi spetteranno i risarcimenti a fondo perduto?

(di Alessandro Principe)

Il primo problema è decidere a chi spetteranno i risarcimenti a fondo perduto. Se è scontato che tra i beneficiari ci saranno bar e ristoranti, costretti alla chiusura anticipata, lo è meno per le categorie dell’indotto: ad esempio tutto il settore dell’agroalimentare che della stretta alla ristorazione risentirà. O alle agenzie viaggi e i tour operator, anch’essi colpiti indirettamente.
La verità è che la crisi è talmente ampia che quasi non esiste settore che non ne sia coinvolto. [CONTINUA A LEGGERE]

Nuovo DPCM, il commento di Vittorio Agnoletto

Critiche alle nuove restrizioni sono arrivate dalle regioni che dicono di non essere state ascoltate pienamente dal governo. Tra le proposte delle regioni c’è anche quella di fare i tamponi solo ai sintomatici. Vittorio Agnoletto, medico e nostro collaboratore:

Vi faccio una domanda semplice, ma è bastata l’esperienza di marzo/aprile alle regioni? La richiesta non ha alcun legame con la sanità pubblica, l’epidemiologia o le strategie per contenere il virus ma è legata a quello che le regioni non hanno fatto in questi 5 mesi, come la mancanza di strumenti e di personale, che si sono ben guardate dall’assumere. Ora tamponare i sintomatici vuol dire che il virus rischia di diffondersi senza che nessuno lo sappia e rinunciando a ricercare chi lo diffonde. Spero che il governo non raccolga questa proposta.

Il mondo della cultura si appella al governo

Da oggi, per effetto dell’ultimo DPCM, i cinema, i teatri e le sale da concerto sono chiusi. Restano invece aperti i musei, le biblioteche e gli spazi espositivi che durante la prima fase della pandemia di COVID-19 erano stati i primi a cessare l’attività. Stavolta, non è chiaro secondo quale logica, il governo ha deciso di muoversi in modo diverso quando il mondo dello spettacolo è tra i settori che più velocemente e con maggior rigore ha aderito alle stringenti disposizioni medico-sanitarie.
Di fronte al nuovo DPCM, quindi, il mondo della cultura ha deciso di chiedere a gran voce al governo di rivedere quella decisione di tenere chiusi i cinema e i teatri, decisione che non sembra motivata in modo sufficiente e che rischia di creare ancora più difficoltà ai lavoratori dello spettacolo, già duramente colpiti nei mesi scorsi. Ne abbiamo parlato con Filippo Del Corno, Assessore alla Cultura del Comune di Milano. [CONTINUA A LEGGERE]

COVID-19, la situazione nel Mondo

(di Sara Milanese)

La pandemia nel mondo: cresce la preoccupazione per l’aumento dei casi in Europa
L’Olanda oggi registra un nuovo record: oltre 10mila positivi in 24 ore; superati i 300mila contagi dall’inizio della pandemia. Nel Paese è stato imposto un lockdown parziale lo scorso 13 ottobre. In Germania da domani partiranno nuovi lockdown in Bassa Baviera, mentre Norimberga ha annunciato la cancellazione del tradizionale mercatino di Natale, evento più caratteristico della città. Anche Praga ha preso oggi la stessa decisione.
In Belgio i medici di 10 ospedali di Liegi sono stati richiamati in corsia anche se positivi al COVID, purché asintomatici, per far fronte all’ondata di ricoveri per coronavirus. La notizia, riportata dalla BBC, è stata confermata dall’Associazione dei sindacati medici, secondo la quale “non c’era altra scelta” se si voleva evitare che il collasso del sistema ospedaliero. Anche la Francia registra oggi l’ennesimo aumento di contagi.

Nuove tensioni tra Parigi e Ankara

(di Luisa Nannipieri)

Che le relazioni tra Parigi ed Ankara si siano degradate negli ultimi mesi, non è una novità: la Francia e la Turchia sono su versanti diametralmente opposti in alcuni dei punti più caldi dello scacchiere geopolitico contemporaneo. Dalla Libia al mediterraneo orientale, dove Grecia e Turchia si contendono risorse e frontiere marittime, fino ai recentissimi scontri tra Armenia e Azerbaijan nel Nagorno-Karabakh. Ma la tensione tra i due Paesi è aumentata ulteriormente questo fine settimana, con il presidente turco Erdogan che sabato ha accusato in tv il suo omologo francese di essere ossessionato da lui e di avere dei disturbi mentali. [CONTINUA A LEGGERE]

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Redazione
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    Riarmiamoci e partiamo. La spesa militare ha la priorità in Europa. Ursula von der Leyen sostiene che questa “è un’era di riarmo” e mette sul piatto 800 miliardi di euro. Il futuro governo tedesco di Friederich Merz si è detto disposto ad allentare l’austerità per finanziare l'aumento della spesa militare in Germania. Una situazione in completo movimento che parte dalla decisione degli Stati Uniti di Trump di far saltare il banco della difesa europea, dicendo no al modello di finanziamento della spesa militare in Europa a prevalente capitale pubblico americano. E così la difesa europea, anziché essere un pilastro istituzionale di una futura Europa politica, si trasforma in un sinonimo di “corsa agli armamenti”, una corsa per soddisfare gli appetiti dell’industria bellica. Mentre la “difesa europea” dovrebbe essere sinonimo di “sovranità europea sulla spesa militare”, un recupero di sovranità dell’Europa nel campo della difesa dopo decenni di dominio degli Stati Uniti. Pubblica ha ospitato Francesco Lenzi, economista, e Stefano Zamagni, economista, ex presidente dell'agenzia per il terzo settore, fino a due anni fa è stato presidente della Pontificia accademia delle scienza sociali.

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