Approfondimenti

Che cosa è successo oggi? – Lunedì 2 novembre 2020

Conte DPCM Parlamento

Il racconto della giornata di lunedì 2 novembre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia all’intervento del premier Conte in Parlamento e tutti gli ultimi dettagli sul nuovo DPCM in via di definizione con un nuovo sistema di restrizioni per aree a seconda dell’andamento dell’epidemia, mentre il Presidente della Repubblica prova a sbloccare l’impasse in una videoconferenza con Bonaccini e Toti. L’addio a Gigi Proietti e il parere della sociologo Chiara Saraceno su un possibile lockdown per gli over 70. Amnesty international commenta le promozioni di due funzionari condannati per il G8 di Genova e la Francia entra ufficialmente nel secondo lockdown con la ripresa delle scuole. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

Nuovo DPCM, quali sono le Regioni più a rischio?

(di Anna Bredice)

Quali sono le Regioni da inserire nella fascia a rischio alto o medio è il punto su cui il governo e le stesse regioni stanno discutendo da ore, con un rimpallo di chi decide e cosa decide che va avanti da ore. Il Dpcm che era atteso questo sera viene rinviato a domani, ma non è nemmeno detto se in serata, visto che si attende a questo punto la riunione anticipata a domani in tarda mattinata dell’Istituto superiore di sanità con i nuovi dati e la curva di contagio, per capire se inizia una discesa dell’indice di trasmissione del virus e se questo comporta qualcosa nelle restrizioni. Conte ha indicato nel suo discorso in Parlamento un Dpcm che deve arrivare entro mercoledì, ci sono ancora due giorni e anche se non sono previsti altri incontri tra il governo e le regioni sembra comunque che dai presidenti regionali si assista a una specie di resistenza a vedersi imporre restrizioni, a vedersi inserite nelle fasce con il livello più grave. E così rimane ancora un po’ tutto vago, si sa quello che potrebbe avvenire a livello nazionale, la terza fascia che riguarderebbe le regioni meno colpite: ci sarebbe il cosiddetto coprifuoco, ma non si sa ancora a che ora, se alle 21 o alle 22, la chiusura dei centri commerciali nei giorni festivi, delle sale bingo e scommesse, di teatri e cinema, la possibilità data alle regioni di fare didattica nei licei a distanza al cento per cento e in quelle più colpite di vietare gli spostamenti tra regioni. Le comunicazioni di conte in parlamento sono state seguite da un voto sulle risoluzioni che in alcune parti sono state votate anche dalle opposizioni. Un primo segno di condivisione, anche se ancora molto debole.

DPCM, le Regioni divise in tre aree e nuovi indicatori sanitari

(di Diana Santini)

Sulla carta, e sulla carta non è ancora scritto tutto se è vero che il DPCM annunciato stamattina da Conte slitta di ora in ora, sarà un meccanismo automatico: le Regioni saranno divise in tre aree di rischio sulla base dell’andamento dell’epidemia sul territorio. Farà fede il report settimanale, anzi da oggi bisettimanale, dell’Istituto superiore di sanità.
Le aree di rischio saranno tre: Regioni a rischio alto, che si trovano nel più grave e compromesso degli scenari, il numero 4. A queste aree saranno imposte le restrizioni più dure. Poi ci sono le Regioni a rischio sempre alto, ma che hanno parametri di diffusione del contagio da scenario 3. Qui le restrizioni saranno rafforzate ma non estreme. [CONTINUA A LEGGERE]

Mattarella prova a sbloccare l’impasse politico che frena le nuove norme

(di Michele Migone)

Sergio Mattarella è costretto a intervenire per tenere la barra dritta perché la politica e le altre istituzioni sono in preda a una crisi di nervi. Il premier è più debole e tentennante che mai; il governo e la sua maggioranza sono divisi; le Regioni litigano con l’esecutivo; le opposizioni pensano solo a mettere in difficoltà Conte; il Parlamento, di fatto, non esercita. Soprattutto nessuno accetta la responsabilità di decidere. Dal governo alle Regioni e più in giù ai sindaci, nessuno vuole rimanere con il cerino in mano dei lockdown, delle scelte più impopolari. Così il Presidente della Repubblica deve tirare su il telefono e chiamare Bonaccini e Toti per chieder loro che le Regioni collaborino con il governo e accettino le norme secondo cui gli enti locali devono avere una parte attiva nell’istituzione di Zone Rosse. Mattarella cerca di sciogliere così i nodi che tengono bloccato il nuovo decreto, l’impasse tutto politico che impedisce di varare nuove norme. È il secondo intervento in due giorni. Oggi con la moral suasion, ieri con una dichiarazione, fatta dopo aver visitato il cimitero nel bresciano dove è stata rubata parte di una lapide dedicata alle vittime del Covid 19. Un monito ad abbandonare ogni partigianeria ed egoismo, ad essere uniti nella lotta contro il virus. Parole rivolte soprattutto al ceto politico, ma interpretabili anche come l’appello a un Paese che sembra incapace di trovare la coesione necessaria per affrontare i prossimi, difficili mesi. Qualche giorno fa, al Quirinale sono stati premiati gli eroi del Covid. Scienziati, medici, infermieri, volontari, semplici cittadini che nella prima ondata si sono impegnati per la comunità. Le loro biografie come bussola morale. Anche quello era un segnale che Mattarella ha voluto mandare a un Paese sempre più disorientato.

G8 di Genova, promossi i due funzionari condannati Troiani e Gava

Oggi Amnesty international ha commentato le promozioni di due funzionari condannati per il G8 di Genova, decise nei giorni scorsi dalla Ministra dell’Interno Lamorgese e dal capo della polizia Gabrielli. Si tratta di Pietro Troiani e Salvatore Gava, che sono stati nominati vicequestori. Nel 2001 il primo portò due molotov dentro la scuola Diaz. Il secondo certificò di averle trovate per giustificare l’irruzione e le violenze avvenute nell’edificio. Entrambi sono stati condannati in via definitiva a tre anni e otto mesi, più cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Andrea Monti ha intervistato Gianni Rufini, direttore generale di Amnesty in Italia.


 

Addio a Gigi Proietti

(di Ira Rubini)

Era un artista totale, nato per fare il suo mestiere. Questa è la definizione che forse riassume meglio la straordinaria carriera di Gigi Proietti. Più ancora di quella etichetta da “mattatore”, coniata per altri e spesso affibbiata anche a lui. Era di origini semplici e suo nonno, che faceva il guardiano di pecore, gli aveva lasciato un taccuino di sonetti in romanesco, dando così forse origine alla sua autentica passione per la parola dialettale.
In teatro, Gigi Proietti aveva mosso i primi passi nelle “cantine” romane, con Antonio Calenda e Piera Degli Esposti. Per mantenersi, faceva il cantante nei night e al Foro Italico, dove aveva incontrato il grande amore della sua vita, una ragazza svedese di nome Sagitta. Il successo arriva con Garinei e Giovannini: Gigi Proietti sostituisce Domenico Modugno in “Alleluija brava gente” ed è un trionfo. [LEGGI L’ARTICOLO]

Lockdown per gli over 70? Il parere della sociologa Chiara Saraceno

Sta circolando in queste ore, supportata da Regioni come la Liguria, la Lombardia e il Piemonte, l’ipotesi di limitare la circolazione degli over 70 in un lockdown selettivo che potrebbe aiutare a salvaguardare la vita delle persone più a rischio in questa pandemia di COVID-19.
Ne abbiamo parlato con la sociologa Chiara Saraceno, favorevole a questa ipotesi di pseudo-lockdown per gli over 70, ma a fronte di una rete di supporto per le persone che già in condizioni normali sono isolate. [LEGGI L’INTERVISTA]

Francia, il secondo lockdown è entrato a pieno regime

(di Luisa Nannipieri)

Il secondo lockdown in Francia è ormai entrato a pieno regime: con la fine delle vacanze dei morti e la ripresa delle scuole, questo lunedì termina anche la tolleranza sugli spostamenti al di fuori della propria zona di residenza. Tra le particolarità di questo secondo confinamento, definito più light, c’è proprio l’approccio alla questione educativa: asili, materne, scuole primarie e secondarie rimangono aperte, con un protocollo sanitario rinforzato. La didattica a distanza viene riservata alle università e consigliata per gli alunni vulnerabili o per piccoli gruppi, mentre i 12 milioni di studenti delle scuole dell’obbligo dovranno rispettare regole più rigide durante gli spostamenti in mensa o durante gli intervalli, che verranno fatti a orari scaglionati. Se in Francia di solito sono gli alunni a cambiare aula, da oggi saranno i professori a ruotare per diminuire i rischi di contagio e le finestre andranno aperte spesso per cambiare l’aria. Altra novità: la mascherina diventa obbligatoria in classe, tranne durante le lezioni di educazione fisica, anche per i bambini di più di sei anni e ci vorrà un’attestazione per accompagnare i figli a scuola. Il ministero dell’Educazione non ha invece accolto la domanda degli insegnanti di dividere le classi in due e di far ruotare i gruppi durante la giornata. Il ministro ha ricordato i danni provocati dal primo lockdown sui ragazzi e ribadito la sua volontà di evitare gli abbandoni scolastici. Motivo per cui la scuola dovrà accogliere tutti gli studenti.
Dalla sua, il ministro Blanquer ha i numeri registrati prima delle vacanze: 27 istituti e poco meno di 300 classi chiuse per COVID su 61mila plessi e oltre mezzo milione di aule in tutto il paese. Ma il ministro della Salute ha comunque avvisato che la situazione verrà monitorata attentamente e che l’opzione di chiudere i licei rimane sul tavolo, nel caso le cose peggiorino.
Ecco quindi che oggi, nonostante il lockdown, le campanelle sono tornate a suonare e, come capita spesso durante l’anno, per strada si vedevano file ordinate di ragazzini in transito tra la scuola e le palestre comunali, dove vanno a fare le attività sportive. La grande differenza però, è che gli alunni sono invitati a non formare gruppetti davanti ai cancelli e non è solo per via del COVID. Il piano vigipirate, contro la minaccia terrorista, è stato portato al livello massimo, emergenza attentato, dopo l’omicidio del professore Samuel Paty e l’attacco nella cattedrale di Nizza. Da oggi gendarmi e poliziotti pattugliano quindi regolarmente i dintorni di tutte le scuole francesi. In quest’atmosfera particolare, tutte le classi hanno rispettato un minuto di silenzio alle 11 in omaggio al professor Paty, ucciso vicino alla scuola media in cui insegnava per aver fatto un corso sulla libertà di espressione a partire dalle caricature su Maometto, ed hanno letto la lettera ai maestri e alle mastre di Jean Jaurès, un testo fondamentale che parla del ruolo e della missione della scuola pubblica in Francia.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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