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Che cosa è successo oggi? – Giovedì 29 ottobre 2020

conte gualtieri patuanelli

Il racconto della giornata di giovedì 29 ottobre 2020 attraverso le notizie principali del giornale radio delle 19.30, dai dati dell’epidemia in Italia al coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo che definisce un nuovo lockdown un’ipotesi realistica, mentre la classe politica in Italia non riesce a cambiare passo. Il direttore dell’Asst dei Sette Laghi spiega il perchè dell’aumento dei contagi in provincia di Varese, mentre inizia a preoccupare la situazione nelle carceri italiane. A Nizza tre persone sono state uccise in un attentato terroristico compiuto da un ragazzo di 25 anni. Infine, i grafici del contagio nelle elaborazioni di Luca Gattuso.

I dati dell’epidemia diffusi oggi

26.831 nuovi contagi accertati oggi in Italia. Sono oltre 200mila i tamponi effettuati. Il rapporto tra positivi e test è del 13,3%, in crescita rispetto a ieri, quando era stato del 12,5%. 217 i decessi. In Lombardia i nuovi casi accertati sono 7.339, circa la metà a Milano e provincia. 57 le vittime. Oltre 3.000 i nuovi contagi in Campania.
I ricoveri sono ormai quasi 16mila, mentre le terapie intensive – aumentate di altre 155 unità – sono a quota 1.651.

Rimpasto di governo durante la seconda ondata della pandemia?

(di Anna Bredice)

A sorpresa, a rompere la convinzione di Conte che, finché esiste l’emergenza Covid, il suo posto è sicuro, arrivano le parole del capogruppo del PD al Senato Marcucci, che rivolgendosi a Conte che aveva appena finito di parlare, gli chiede di valutare se i singoli ministri sono adeguati all’emergenza e di promuovere una verifica della maggioranza. In sostanza un rimpasto di governo nel pieno della seconda ondata della pandemia e la ministra al centro della critica di Marcucci, ma non di lui solo, è quella della scuola, Azzolina dei Cinque Stelle. [CONTINUA A LEGGERE]

Miozzo (CTS): il lockdown purtroppo è un’ipotesi realistica

Il lockdown purtroppo è un’ipotesi realistica“. Lo ha detto a Radio Popolare il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo. Lo ha intervistato Mattia Guastafierro:

Sono allo studio tutte le misure. Oggi siamo entrati nello scenario 3, c’è anche lo scenario 4. Quindi che il lockdown sia una delle ipotesi previste, generale, parziale, localizzati, o quello che abbiamo visto a marzo, era previsto. Speravamo, auspicavamo di non arrivare a quelle ipotesi. Ma se guardiamo anche ai paesi accanto a noi, sono purtroppo ipotesi realistiche”, ha dichiarato Miozzo.

Ora stiamo uscendo da una decisione sofferta come l’ultimo Dpcm che già dà delle limitazioni piuttosto rigorose. Vediamo se avranno un minimo impatto, altrimenti saremo costretti a prendere misure diverse”.

La classe politica in Italia non riesce a cambiare passo

(di Michele Migone)

Il capogruppo del PD al Senato chiede un rimpasto di governo. Il suo segretario lo smentisce. Renzi, dopo mesi di tregua, attacca Conte. Salvini prima apre al lockdown e poi fa Marcia indietro. La Meloni accusa l’esecutivo di negazionismo sul virus quando fino a poche settimane fa faceva le marce contro le chiusure. La politica sembra essere implosa. Maggioranza e opposizione non stanno dando un bello spettacolo. Visto il momento, potrebbe sembrare la confusione del dibattito che precede una scelta. Ma non lo è. Quello che vediamo è soprattutto il limite oltre al quale la nostra classe politica non riesce ad andare. Non riesce a cambiare passo. Non riesce ad uscire dal recinto del gioco di Palazzo, del consenso a corto respiro dei sondaggi. Non ha una visione e non sa cosa fare ora, se non posizionarsi a seconda dell’aria che tira, degli umori e delle paure che emergono profondi da un Paese sempre più disorientato. Agisce come ha sempre fatto negli ultimi anni, come se l’epidemia fosse l’elemento di una perenne campagna elettorale e non un’emergenza nazionale per uscire dalla quale serve un indirizzo politico e una risposta organizzativa. Fugge dalle responsabilità. Non vuole rimanere con il cerino in mano. Il governo demanda alle Regioni e le Regioni e sindaci demandano al governo. Per questo sono stati buttati a mare i mesi che hanno preceduto questa seconda ondata. Ed è per questo che scelte che appaiono inevitabili come il lockdown rischiano ora di arrivare in ritardo.

Come si spiega l’aumento dei contagi a Varese?

(di Mattia Guastafierro)

Francesco Dentali, direttore del Dipartimento delle medicine della Asst dei Sette Laghi è intervenuto oggi a Radio Popolare per descrivere quello che sta succedendo nella provincia di Varese, dove nelle ultime ore si è registrato un boom di contagi da COVID-19. [LEGGI L’INTERVISTA]

Blocco dei licenziamenti. Cgil, Cisl e Uil ipotizzano sciopero generale

Oggi Cgil, Cisl e Uil hanno ipotizzato lo sciopero generale se non saranno accolte le loro richieste sul blocco dei licenziamenti. “Un ricatto” secondo il presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Nelle scorse ore l’organizzazione degli imprenditori è stata convocata dal governo, che domani incontrerà i sindacati. Andrea Monti ha intervistato Annamaria Furlan, segretaria generale della Cisl:


 

COVID-19 e carceri. Qual è oggi la situazione?

Mauro Palma, presidente del Garante nazionale dei diritti delle persone detenute o private della libertà personale, è intervenuto a Radio Popolare per fare il punto della situazione sul contagio da COVID-19 nelle carceri italiane. Cosa è cambiato rispetto alla prima ondata? E quali sono i rischi per le prossime settimane con la curva dell’epidemia in crescita nel Paese? [LEGGI L’INTERVISTA]

Francia, attentato alla basilica Notre Dame di Nizza: 3 vittime

(di Luisa Nannipieri)

Alle 3 del pomeriggio tutte le chiese di Francia hanno suonato le campane a lutto. Molte diocesi hanno organizzato dei momenti di raccoglimento, in memoria dei tre fedeli uccisi a colpi di coltello nella basilica Notre Dame di Nizza. Le vittime, due donne e il sacrestano che ha aperto le porte della chiesa, sono state brutalmente assassinate da un ragazzo di 25 anni di cui non si conoscono ancora le generalità. La polizia locale è intervenuta rapidamente, poco dopo le 9 del mattino, e ha fermato il terrorista a colpi di pistola. L’uomo, che ripeteva continuamente Allah Akbar, è stato trasportato in ospedale in gravi condizioni ma ha rivendicato il gesto e ha detto di aver agito da solo.

Oltre ad essere il terzo attentato terrorista in Francia in un mese, ed il terzo ad un simbolo dopo l’attacco davanti agli ex locali di Charlie Hebdo e l’omicidio del professor Samuel Paty, quello di oggi è anche un colpo durissimo per la città di Nizza. Gli abitanti non hanno mai dimenticato il 14 luglio del 2016, quando un camion guidato da un islamista è piombato sulla folla assiepata sulla promenade des Anglais per vedere i fuochi d’artificio. Quel giorno sono morte 86 persone e altre 458 sono rimaste ferite. L’attentato era stato rivendicato da Daesh ma compiuto da un uomo dal profilo psicologico instabile, residente da anni proprio a Nizza e radicalizzatosi poco prima di passare all’azione.
All’epoca, i giornali e gli esperti avevano sottolineato che la città era considerata da tempo come un terreno fertile per la radicalizzazione e la propaganda islamista. Uno dei più famosi e importanti reclutatori di djihadisti sul territorio francese è nato ed è stato molto attivo proprio a Nizza: si tratta di Omar Diaby, un franco-senegalese di una quarantina d’anni che nel 2013 ha raggiunto in Siria il Fronte Al-Nosra, affiliato ad Al Quaida. Diaby è ancora oggi a capo di una brigata di combattenti francofoni composta da una settantina d’uomini, di cui molti Nizzardi. Nonostante qualche disavventura giudiziaria locale, ad oggi sarebbe prigioniero di un altro gruppo jihadista siriano, rimane un punto di riferimento negli ambienti radicali. A cui si aggiunge il fascino esercitato dalle centinaia di jihadisti o aspiranti tali partiti dalla regione delle Alpi-Marittime sui loro fratelli minori o amici. Poco importa che siano morti o in prigione, rimangono delle specie di idoli agli occhi delle giovani generazioni.
Negli ultimi anni, la regione ha attivato diversi progetti per contrastare la radicalizzazione ma i risultati sono difficili da valutare. Anche perché la realtà locale non è cambiata molto: se partire per la Siria è ormai escluso, l’adesione all’islam fondamentalista si esprime ad esempio attraverso l’aumento costante delle iscrizioni alle scuole coraniche. Il fenomeno si nota soprattutto nei quartieri popolari o socio economicamente svantaggiati, ma coinvolge anche delle zone benestanti della costa azzurra. Secondo gli esperti non sono tanto le moschee, nella sola Nizza ce ne sono 19, spesso finanziate e controllate dall’Arabia Saudita e dal Quatar, a influenzare i giovani, quanto le associazioni culturali o i club sportivi che hanno un impatto profondo sulla loro vita quotidiana. E non va dimenticato che uno dei principali luoghi di radicalizzazione è la prigione: proprio poche settimane fa degli esponenti politici locali ricordavano che nei prossimi anni verranno rilasciati oltre 200 detenuti radicalizzati originari della regione.

L’andamento dell’epidemia di COVID-19 in Italia

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    Riarmiamoci e partiamo. La spesa militare ha la priorità in Europa. Ursula von der Leyen sostiene che questa “è un’era di riarmo” e mette sul piatto 800 miliardi di euro. Il futuro governo tedesco di Friederich Merz si è detto disposto ad allentare l’austerità per finanziare l'aumento della spesa militare in Germania. Una situazione in completo movimento che parte dalla decisione degli Stati Uniti di Trump di far saltare il banco della difesa europea, dicendo no al modello di finanziamento della spesa militare in Europa a prevalente capitale pubblico americano. E così la difesa europea, anziché essere un pilastro istituzionale di una futura Europa politica, si trasforma in un sinonimo di “corsa agli armamenti”, una corsa per soddisfare gli appetiti dell’industria bellica. Mentre la “difesa europea” dovrebbe essere sinonimo di “sovranità europea sulla spesa militare”, un recupero di sovranità dell’Europa nel campo della difesa dopo decenni di dominio degli Stati Uniti. Pubblica ha ospitato Francesco Lenzi, economista, e Stefano Zamagni, economista, ex presidente dell'agenzia per il terzo settore, fino a due anni fa è stato presidente della Pontificia accademia delle scienza sociali.

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