A tre settimane dal voto, i sostenitori di Jean-Luc Mélenchon si sono ritrovati domenica a Parigi per una marcia che è stata soprattutto l’occasione per contarsi e motivare le truppe. Siamo ottimisti, dicono tra la folla arrivata da tutta la Francia: “Oggi ci crediamo anche di più perché a sinistra non c’è nessuno alla sua altezza”, dice Mariane, 30 anni, di Mulhouse. “Si è visto anche con la Primaria Popolare, è l’unico candidato con un programma forte. Io lo dico sempre a tutti: per me il vero candidato ecologista è Mélenchon, non è Jadot. Con lui avremo dei risultati nei prossimi anni. Sono temi su cui manifesto sin da piccola e ora ho un candidato che mi rappresenta. E poi non si ferma solo all’ecologia. Ha un programma completo su molti temi di società importanti, per la Francia ma non solo.”
Tra i manifestanti, 100 mila persone secondo gli organizzatori, il programma dichiaratamente anti-macronista di Mélenchon fa furore: contro la pensione a 65 anni promessa dal candidato presidente, per la transizione ecologica, per un reddito per i giovani e un salario minimo più alto, per le tasse sulle grandi fortune e per una democrazia più rappresentativa. Ciascuno ha un suo punto preferito ma ha soprattutto una motivazione di fondo: “Siamo qui perché siamo degli insoumis (indomiti) e vogliamo cacciare Macron” spiega Sophie
“È anche un voto convinto, perché sono d’accordo con quasi tutto il programma”, dice Laura, 22 anni, alla sua prima presidenziale, “ma è soprattutto per cacciare Macron. Sarebbe bello se Mélenchon passasse, e visto che ha una possibilità…” Tra i suoi amici, tutti di sinistra radicale, precisa, tutti pensano di votare il candidato dell’Unione Popolare.
“A sinistra le cose sono semplici”, riassume un signore arrivato dalla Rochelle: “c’è Mélenchon e gli altri sono a destra”. La narrativa è quella del voto “efficace”, e non “utile”, attenzione alla sfumatura. Nelle ultime settimane Mélenchon, che si paragona alla tartaruga delle favole di La Fontaine, ha recuperato terreno. I sondaggi lo danno al 13%, dietro Marine Le Pen, stabile al 17%, e a Macron, che ha il 30. Di fatto ha distaccato tutti i concorrenti a sinistra, tra cui solo il verde Jadot raggiunge il 5%. E infatti, dal palco della place de la République, da dove dedica la giornata agli Ucraini che resistono e ai Russi che manifestano per la pace, il tribuno non si preoccupa nemmeno di punzecchiarli. Meglio far valere la postura di uomo d’unione e rivolgersi direttamente ai cittadini, che hanno “le chiavi della porta del secondo turno”. Per capitalizzare la “dinamica positiva” e scongiurare l’astensione, non esita a paragonare queste elezioni a un “referendum su un modello sociale”, soprattutto ora che Macron ha presentato il suo programma, decisamente di destra. Scopriremo presto se questa tattica servirà davvero a riportare gli elettori di sinistra alle urne.
Rimane da vedere se questa tattica riuscirà a portare gli elettori di sinistra alle urne.