La carriera del tunisino Moez Al Fezzani come terrorista internazionale è arrivata al capolinea. E’ stato catturato in Libia dalle milizie di Zentan, fedeli al Parlamento di Tobruk. La sua cattura è avvenuta al confine con la Tunisia, tra le due città di Regdaleen e Al Jemayel.
Probabilmente stava tentando di tornare nel suo Paese di origine, dopo aver seminato morte e distruzione in Libia, Tunisia, Afghanistan e Italia. Segnalato in Italia all’inizio degli anni Duemila, è stato catturato dagli statunitensi in Afghanistan e dopo qualche anno a Guantanamo, è stato consegnato all’Italia, per essere incarcerato, processato con l’accusa di reclutamento di jihadisti, ma è stato assolto dal Tribunale di Milano, perché considerato ideologo e non combattente.
Prima dell’espulsione, fugge rocambolescamente lanciandosi dalla macchina della polizia, ma viene riacciuffato qualche tempo dopo in casa di un amico, a Varese. Espulso in Tunisia, riprende la sua carriera jihadista con Ansar Sharia, dove è accusato dell’eccidio di Ben Guerdane, del marzo scorso che è costato la vita a 58 persone tra agenti e civili.
E’ stato segnalato in Libia a Sabratha e sembra coinvolto nel rapimento dei quattro tecnici italiani della ditta Bonatti e nell’uccisione di due di loro. Dopo il bombardamento statunitense su Sabratha, trova un ruolo preminente nel Daesh di Sirte, da dove è fuggito pochi giorni fa dopo la sconfitta dei daeshisti.
In queste ore a Sirte cominciano a entrare i convogli di aiuti umanitari e alcuni abitanti sfollati tentano di tornare alle proprie case. La città però non è stata pacificata. Ci sono ancora dei jihadisti, singoli o a gruppi, che resistono e non vogliono arrendersi. Ma non c’è più nessuno controllo del territorio da parte del sedicente Califfato.
Oggi sono stati catturati quattro jihadisti e ne sono stati uccisi 32 dalle forze governative. Il generale Al Ghosry ha dichiarato che sono state bloccate alcune donne col burqa che hanno tentato di avvicinarsi alle postazioni delle forze governative, armate di cinture esplosive, ma sono state uccise prima di arrivare all’obiettivo.