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Tratto dal podcast
Fino alle otto di gio 23/01 (terza parte)
Italia | 2020-01-23
L’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, in piena campagna elettorale in Emilia-Romagna e Calabria, due giorni fa ha fatto propaganda sulla pelle di un giovane di 17 anni, Yassin, residente del quartiere bolognese del Pilastro. Il leader della Lega, su suggerimento di una donna residente nel quartiere, ha citofonato in diretta su Facebook al 17enne chiedendogli se fosse uno spacciatore.
Il caso è montato in poche ore. Il senatore Salvini ha diffuso informazioni private di un cittadino incensurato e minorenne, dal nome al palazzo in cui vive. L’avvocata e attivista Cathy La Torre ha deciso di difendere il giovane Yassin e assisterlo nella battaglia legale che inevitabilmente verrà avviata contro l’ex Ministro dell’Interno e la donna che ha fomentato la sua disperata ricerca di consensi senza guardare in faccia nessuno, neanche la legge.
L’intervista di di Serena Tarabini a Fino alle Otto.
Da avvocato come commenta quello che è successo?
La prima cosa che mi viene da commentare è da libera cittadina. Se qualcuno citofonasse al mio portone e mi chiedesse se sono una delinquente o se sono lesbica penso che crederei di vivere in un incubo. Quello che è accaduto l’altra sera a Bologna è qualcosa che sa quasi di rastrellamento. Yassin è un ragazzo incensurato che nella vita gioca solo a calcio, ma anche se lì ci fosse stato un pluripregiudicato, nessuno avrebbe il diritto di farsi giustizia da solo o spettacolarizzare qualcosa come diffondere dati personali. Matteo Salvini l’altra sera, insieme alla suggeritrice, ha violato una serie di norme e la cosa incredibile è che la mamma, che è vero ha perso un figlio molti anni fa per overdose, alla domanda “perché pensa che questo ragazzo 17enne spacci la droga”, ha risposto “perché si veste bene”. Un ex ministro è andato a citofonare ad un ragazzo e alla sua famiglia con un drappello di giornalisti in diretta e ha pubblicato tutti quei dati personali – il nome, il cognome, l’indirizzo e anche il piano in cui abita – sulla base di un’informatrice la cui unica prova era il fatto che il giovane indossasse scarpe Adidas. Questo non solo non è uno stato di diritto, ma è uno stato di delirio. Questo significa essere carne da macello elettorale. Stavolta credo che quello che è accaduto sia stato molto polarizzante. Ho sentito i giudizi di chi di solito difende alcune cose e che stavolta ha pensato che sia stato superato un limite. Oggi è toccato a Yassin, che tra l’altro è un ragazzo italiano, figlio di quelli che si chiamano matrimoni misti e che pare che oggi in Italia stiamo diventando qualcosa di sacrilego.
Ha avuto modo di capire quali sono state le reazioni nel quartiere?
La polarizzazione di cui parlavo è nel dibattito nazionale, perché Bologna sa benissimo da che parte stare e sa benissimo che la parte da cui stare è quella in cui nessun cittadino viene disturbato a casa propria in questo modo. Il Pilastro è totalmente con quella famiglia, una famiglia per bene fatta di un papà e una madre che lavorano e si spaccano la schiena e due figli di cui uno ha dei precedenti penali e vive altrove dopo aver scontato le proprie pene, che tra l’altro nulla hanno a che vedere con lo spaccio di droga.
Il Pilastro, un particolare quartiere di Bologna che negli anni ’90 fu anche lo scenario dei fatti della Uno Bianca, ha organizzato una fiaccolata in solidarietà a Yassin.
Il giovane, lo ho detto anche a me e ad alcuni quotidiani nazionali, ha denunciato ieri che la sua vita è cambiata: “gioco a calcio e tra qualche mese diventerò padre. Non ho mai fatto nulla di male nella vita e voglio solo lavorare e ripristinare la mia reputazione”. Quando si accusa qualcuno bisogna avere le prove, rovinare la reputazione di qualcuno per sentito dire non è una cosa che fa onore a nessuno, specie a chi ricopre una carica pubblica.
Sul piano legale quali sono i passi che avete intenzione di percorrere?
Adesso stiamo discutendo di quante norme sono state violate da Matteo Salvini e dalla sua informatrice che hanno diffamato i miei assistiti. C’è stata chiaramente una diffamazione e tra l’altro il senatore Salvini continua ad andare in qualsiasi trasmissione a difendere le sue azioni. Più dice e più si inguaia. Noi non contestiamo che al Pilastro possa esserci un problema di spaccio, ma intanto il Ministro dell’Interno per 14 mesi è stato lui, non io, e il problema dello spaccio al Pilastro credo sia vecchio quanto il Pilastro stesso. E gli strumenti della giustizia non sono quelli.
Foto dal profilo Facebook di Cathy La Torre