Ammar alza leggermente la maglietta per mostrare ai giornalisti la sua pancia. Ha una cicatrice lunga almeno dieci centimetri sul lato destro del corpo. Ha venduto un suo rene per avere in cambio 3.200 dollari. Li ha usati per pagare i suoi debiti, poi ha comprato gli alimenti per i suoi figli. Ora la sua famiglia può mangiare, ma è una soluzione solo a breve termine. Scelte come quelle di Ammar stanno diventando più frequenti in Afghanistan.
La vendita degli organi avveniva anche prima del governo talebano, ma adesso serve per rispondere alla fame – un rene vale fino a 4.000 dollari. La fame – cioè la mancanza di alimenti per la povertà estrema – è una piaga in Afghanistan.
“Che cosa succederà se venderà sua figlia?” “Non ho scelta, io non riesco a darle alcuna possibilità di vivere”, dice un uomo al canale ITV news. Le famiglie si trovano proprio a dover vendere i figli, sia per avere denaro, sia per provare a dare loro un futuro diverso dalla povertà estrema.
Le ragazze, soprattutto, vengono date in spose, anche se sono molto piccole. Nazia, ad esempio, ha 5 anni. Tra 9, diventerà moglie, un contratto è già stato firmato. I bambini come lei sono i più penalizzati. Le immagini che li ritraggono sono molto dure.
Secondo medici senza frontiere, le persone che accedono ai servizi ospedalieri contro la malnutrizione sono raddoppiati nell’ultimo anno. E chi non può accedere a possibilità di cura, è costretto ad arrangiarsi: ad esempio, dando ai bambini farmaci solitamente usati contro ansia e depressione. “Hanno fame, noi non abbiamo alimenti, è l’unico modo per farli dormire” hanno raccontato alla BBC alcuni genitori.
“Ovunque siamo andati – queste le considerazioni dei giornalisti – abbiamo trovato persone costrette a compiere passi estremi per rispondere alla fame”. Hanno incontrato anche chi riesce a lavorare: un euro al giorno, questa la paga frequente.
Questa crisi – per l’Onu già una “catastrofe” – è il risultato del governo talebano, del congelamento dei fondi dall’estero, delle sanzioni occidentali. Alcune cicatrici dell’Afghanistan sono visibili, come quella di Ammar, altre rimangono nascoste. In entrambi i casi, le vittime sono le persone comuni.
di Chiara Vitali