L’imbroglio della Volkswagen (VW) è un caso globale, perchè coinvolge soggetti di dimensione mondiale: il governo americano (attraverso l’Epa, l’agenzia per la protezione ambientale) che denuncia la truffa; l’azienda tedesca che imbroglia, e ammette l’imbroglio, è il primo produttore mondiale di auto; il governo di Berlino attraverso il land tedesco della Bassa Sassonia, azionista di VW.
Sotto traccia c’è uno scontro tra Washington e Berlino che permette agli Usa, vittima della truffa, di acquisire un “credito” – fino a prova contraria – nei confronti della Germania. Un credito che potrebbe pesare in dossier aperti importantissimi tra Europa e Stati Uniti, come ad esempio le trattative per il Ttip (il trattato euro-americano su ambiente, salute, alimentazione, diritti). In cosa consiste l’imbroglio Volkswagen? Quanto era diffuso il doppio standard dei test in laboratorio e su strada? Quanto è a rischio il modello tedesco di cogestione di alcune grandi imprese (privato-pubblico con i sindacati nella governance dell’azienda)? Lo scandalo VW accelererà i tempi della conversione dell’industria dell’auto verso i motori “puliti”? Memos oggi ne ha parlato con l’economista Sandro Trento e con Raimondo Orsini, direttore della Fondazione Sviluppo Sostenibile.
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