Giuseppe Conte nega l’esistenza di un conflitto di interessi sul decreto Carige e conferma che ha partecipato e anche votato al Consiglio dei ministri che lunedì in tarda serata, e a sorpresa senza che nessuno fosse al corrente dell’ordine del giorno, ha deciso il salvataggio della banca ligure.
Il possibile conflitto di interessi è solo uno degli aspetti controversi sollevati dall’opposizione, e forse quello meno dirompente, visto che a provocare una grande quantità di critiche e a mettere in difficoltà Di Maio con il proprio elettorato è soprattutto la scelta di salvare una banca con i soldi pubblici, un atto che hanno sempre contestato in maniera forte in Parlamento, soprattutto nel caso “banche venete” e in quello di Banca Etruria: per l’elettorato dei cinque stelle ma anche per alcuni parlamentari (Paragone e Lannutti sono i due senatori che escono allo scoperto) è l’ennesimo tradimento delle promesse fatte in campagna elettorale.
Per quanto riguarda il conflitto di interessi, un’interrogazione parlamentare del Pd ha chiesto conto al presidente del Consiglio del ruolo ricoperto per anni da Guido Alpa come consigliere della banca Carige e se il decreto votato a Palazzo Chigi non fosse una violazione in questo senso. Il giurista Alpa e Giuseppe Conte hanno avuto per molto tempo infatti un rapporto di amicizia e collaborazione, ma Conte, come era accaduto a proposito del concorso per una cattedra a Firenze per la seconda volta nega di essere stato socio di uno studio legale con il professore di diritto, nonostante nel suo curriculum l’avesse fatto intendere. Un sospetto di conflitto di interessi che si ripresenta ciclicamente.
Ma resta tutta la questione politica ed è quella che preoccupa di più Di Maio in questa fase di sondaggi calanti e di campagna elettorale alle porte per le europee, che lo porta quasi con affanno a cercare di distinguersi e di ritagliarsi temi da cavalcare come è stato nei giorni scorsi, con una superficialità pericolosa, il caso dei gilet in Francia. E Salvini lo ha capito, non a caso sulla Banca Carige ha speso una striminzita frase in difesa del collega di governo e nient’altro.
E’ il boomerang, le accuse e il fango gettato addosso al Pd per anni per i decreti salva banche che ora si ritorcono contro. Per tutto il giorno sui siti sono passati i video dei discorsi di Di Maio e Di Battista in Parlamento contro il salvataggio di Banca Etruria e ovviamente l’intero Pd per un giorno ha ritrovato una ormai dimenticata unità nel ricordare a Di Maio il passato.
Ma al capo dei Cinque stelle preoccupa di più il mancato appoggio della sua base, nel post che in tarda mattinata ha scritto si legge l’evidente difficoltà a spiegare, e il risultato è quasi controproducente o addirittura grottesco: scrive che neanche un euro è stato stanziato, che “abbiamo scritto in una legge che se serve lo stato potrà garantire nuovi titoli di Stato e potrà ricapitalizzare. Speriamo che non serva”, e conclude con un invito ai suoi elettori “Svegliaaaa”. Nonostante la giustificazione generale secondo cui i cinque stelle difendono i risparmiatori e il Pd difendeva solo i banchieri, i commenti sono perlopiù negativi e di critica, di chi si sente preso in giro.
E’ possibile che la festa che i capi del Movimento starebbero organizzando per festeggiare il decreto sul reddito di cittadinanza faccia dimenticare il decreto “salva Carige”, ma è l’ennesima scelta che si unisce al dietrofront su trivelle, Tap e chissà se nelle prossime settimane anche Tav.