Erano 24 anni che un capo di stato nigeriano non atterrava in Francia per una visita ufficiale. Quella iniziata ieri sera dal presidente Bola Tinubu, eletto a metà 2023, è quindi decisamente eccezionale. Per tre giorni, Parigi e Abuja discuteranno d’affari, cultura e sicurezza. La questione economica è preponderante, sia per Tinubu, che affronta da mesi una pesantissima crisi del potere d’acquisto e le conseguenze di un’inflazione galoppante (oltre il 40% in ottobre solo sui prodotti alimentari), che per Emmanuel Macron. Il presidente francese conosce bene il paese, dove è stato in stage nel 2002 e in visita ufficiale nel 2018, e tesse da tempo relazioni importanti con le grandi fortune nigeriane, compresi i magnati degli idrocarburi e delle costruzioni.
La Nigeria produce da sola il 60% del PIL della comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale, ha una delle popolazioni più importanti del continente (223 milioni di persone), possiede importanti riserve petrolifere ed è molto dinamica nell’ambito delle nuove tecnologie e della cultura. Per la Francia, è già il primo partner commerciale in Africa Subsahariana e accoglie un centinaio di grandi aziende tra cui Total e Danone. Ma c’è ancora margine per aumentare gli investimenti, soprattutto nei settori meno tradizionali. Altro punto sul tavolo, la sicurezza, che si è degradata in tutta la Nigeria. Il nord del paese, in particolare, subisce la minaccia costante dei gruppi jihadisti di Boko Haram e dello Stato Islamico nel Sahel.
Per Parigi, cacciata negli ultimi anni da Niger, Burkina Faso e Mali, e che sostiene finanziariamente le forze africane impegnate nella regione del lago Chad, migliorare le relazioni con Abuja è diventato un obiettivo strategico per poter mantenere un piede nel Sahel e compensare la drastica perdita di influenza nei paesi francofoni aumentando la vicinanza con quelli anglofoni. Non è un caso che mentre Macron e Tinubu si incontrano in Francia, il ministro degli esteri francese abbia iniziato una tournée in Chad e in Etiopia. Ufficialmente il viaggio verterà sulla crisi umanitaria in Sudan, con i rifugiati che inondano il Chad, e sul sostegno all’Unione Africana, che punta ad ottenere due seggi africani permanenti nel consiglio di sicurezza dell’ONU. Più ufficiosamente, si parlerà del ridispiegamento delle forze armate francesi arrivate in Chad dai paesi del Sahel diventati apertamente ostili. E del rischio di avvicinamento a Mosca di altre capitali del continente.
Come sottolineano alcuni media della regione, la sensazione è che la Francia stia facendo uno sforzo per mostrarsi vicina alle preoccupazioni africane. Presentandosi come un alleato sulla scena internazionale, riducendo la sua presenza militare diretta e puntando su investimenti nella formazione, nell’accompagnamento economico e tecnico. Non è detto che ciò basti a contrastare il sempre più diffuso sentimento antifrancese, anche a fronte dei nuovi attori impiantati sul continente, dalla Cina alla Russia passando per la Turchia, e a limitare efficacemente la progressiva perdita di influenza dell’ex potenza coloniale.