Ancora una giornata passata senza che nessuno sapesse nulla della legge di bilancio, del maxi emendamento riscritto seguendo le richieste della Commissione Europea.
Per tutta la giornata i senatori dell’opposizione, ma pure quelli della maggioranza e questi ultimi anche un po’ imbarazzati, hanno fatto la spola tra gli uffici, l’aula e la buvette, aspettando notizie da Palazzo Chigi. E per dissimulare l’imbarazzo i più temerari della maggioranza hanno improvvisato interventi in aula in cui tentavano di negare la realtà: Bagnai, il leghista anti euro ad esempio ha detto che con questa manovra il “governo ha mostrato di non essere subalterno nei confronti dell’Europa e l’anno prossimo con le elezioni cambierà ancora di più la musica per Bruxelles”, parole accolte da applausi di scherno e dalle risate di Renzi.
Il 21 di dicembre, a dieci giorni dalla fine dell’anno, la manovra economica ancora non c’è. E’ la prima del governo sovranista, che doveva scardinare l’austerità in Europa, con quella stima iniziale del rapporto deficit pil al 2,4%, festeggiato al balcone di Palazzo Chigi, e difeso dagli appelli di Bruxelles con i “me ne frego” di Salvini.
Il maxiemendamento arriverà oggi, dopo ore di rinvii continui, il governo dovrebbe presentarlo in aula nel pomeriggio e nella sera intorno alle 20 ci sarà il voto di fiducia. Sempre che la Ragioneria dello Stato finisca di fare tutti i controlli che ha l’obbligo di effettuare: la legge di bilancio è a questo punto nuova, con nuovi saldi e nuove stime da valutare nel loro impatto sui conti pubblici. Imposta dall’Europa per non avviare la procedura di infrazione, annunciata da Moscovici con una conferenza stampa che si è svolta prima di quella di Conte.
I senatori voteranno al buio, a scatola chiusa, prendere o lasciare, compresi quelli della Lega e dei Cinque stelle, tra cui il piccolo gruppo di cosiddetti dissidenti, che sottovoce esprime qualche mugugno, lamentandosi ad esempio che Salvini ha voluto aggiungere in un Consiglio dei ministri che si è svolto ieri pure il carico delle Autonomie regionali, un argomento su cui non c’è sintonia tra Lega e Cinque stelle, ma per ora i dissidenti rimangono zitti: la legge di bilancio è una partita troppo importante e decisiva per le sorti del governo.
Il governo della trasparenza, dello streaming, delle occupazioni dei tetti contro i voti di fiducia, fa ciò che non è mai stato fatto nella storia parlamentare: far votare una manovra senza neanche dare il tempo al Parlamento di leggerla, ci sono stati innumerevoli voti di fiducia, ma quanto meno il Parlamento conosceva, discuteva e tentava di cambiare in aula i testi. Un’ offesa alle Istituzioni a cui addirittura Giuseppe Conte, non si sa se per ulteriore sfregio o per inconsapevolezza, voleva aggiungere l’umiliazione della conferenza stampa di fine anno in una sala del Senato per annunciare in diretta Tv i successi dei primi mesi del governo, compresa la cosiddetta manovra del popolo, che il Parlamento ancora nemmeno conosceva. La conferenza stampa è stata in serata rinviata.
Del popolo la Legge di bilancio ha ben poco, perché per finanziare quota cento e reddito di cittadinanza, pure ridimensionati, sono previste nuove tasse e tagli, con la minaccia di un aumento dell’Iva dal 2020, talmente grande che fa pensare che il governo non riesca a porsi nemmeno l’obiettivo di arrivare fin là, fermandosi ad una manovra che doveva essere elettorale, ma che rischia di non accontentare, di non esserlo nemmeno per coloro che hanno votato Lega e Cinque stelle.