
Il primo politico a stroncare Calenda dopo l’ennesima proposta di costruire un “grande centro” che vada da Forza Italia ai riformisti Pd è stato indovinate chi? Renzi. Che dalla sua inziativa politica a Perugia ha sfottuto il leader di Azione: “i volenterosi di Calenda? Un’azione fondamentale a livello internazionale”. E un giorno magari qualcuno spiegherà davvero perché tra i due corra tanto veleno politico. Del resto Calenda sta provando a rifare l’operazione che tentò il suo arcinemico Renzi con Italia Viva. A Renzi andò male, si può immaginare come la prenderebbe se a Calenda per caso andasse bene. Calenda ha mostrato molta ambizione, utilizzando il termine “volenterosi” adottato da Francia e Gran Bretagna per definire il gruppo di paesi che si oppone all’attacco all’Europa da parte di Trump e Putin. Ma la strada è in salita e così Calenda sta facendo la corte a Giorgia Meloni con un obiettivo: la legge elettorale. Per lui è fondamentale che si passi al proporzionale. E’ la sola vera chance di crescita. Ammesso funzioni. Il gioco calendiano è già visto: aggregare Forza Italia da destra e i riformisti del Partito Democratico da sinistra. Ma se non ci è riuscito Renzi, perché dovrebbe farcela Calenda? Chi vota Forza Italia lo fa perché vuole stare nel centrodestra, nell’area conservatrice, con una netta contrapposizione alla sinistra. E chi sta nel Pd per quale motivo dovrebbe fare una scissione dopo la fallimentare esperienza proprio di Italia Viva? E difatti sia i riformisti del Partito Democratico, con una dichiarazione di Alessandro Alfieri, che Forza Italia, hanno subito detto “no, grazie”. A meno che Meloni e Salvini non pensino davvero di cacciare i fratelli Berlusconi come loro padre fece con Fini, a Forza Italia oggi conviene restare dove sta.
E a meno che Schlein non decida di epurare i riformisti, non ricandidandoli alle prossime elezioni politiche, oggi per loro è molto più conveniente stare dove stanno.