Sembrava che non dovesse uscirne niente, invece l’ultimo vertice europeo sui migranti ha prodotto un risultato. Il presidente della commissione europea Jean-Claude Juncker aveva convocato a Bruxelles i leader dei paesi orientali, al centro della cosiddetta rotta balcanica. Il summit ha portato a un accordo che forse non risolverà molto, ma è comunque più di quanto facessero sperare i toni usati nelle scorse ore.
Al termine dei colloqui Juncker ha parlato 100mila posti per i rifugiati in strutture di accoglienza prima dell’arrivo dell’inverno; la metà sarà in Grecia. Aiuti economici dovrebbero essere destinati al governo di Atene e all’Unhcr, l’agenzia Onu per i rifugiati. L’intesa raggiunta nella notte riguarda un piano di 17 punti, che comprende un rafforzamento dei controlli ai confini orientali dell’Unione. In particolare si parla di una nuova missione Frontex che sorvegli le frontiere della Grecia con Macedonia e Albania. L’obiettivo dichiarato è ridurre il numero di migranti che entrano senza essere registrati e rimpatriare quelli che non avrebbero diritto all’asilo.
Un punto chiave è la capacità di dialogo dei governi coinvolti. A Bruxelles c’erano quelli di 10 stati dell’Unione: Austria, Bulgaria, Croazia, Germania, Grecia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Romania, Slovenia e Ungheria. In più erano presenti i leader di Serbia, Albania e Macedonia, che non fanno parte della Ue ma sono coinvolti nel fenomeno migratorio. Mettere d’accordo tutti non dev’essere stato facile: vengono in mente le tensioni legate alle guerre degli anni ’90, ma sembra più probabile che le divisioni siano dovute ai problemi concreti di oggi, con il rimpallo dei profughi tra una frontiera e l’altra.
Il ruolo di mediatore è toccato ancora una volta alla Germania, con Angela Merkel padrona di casa insieme a Juncker. “L’intesa raggiunta è un primo mattone, ma abbiamo bisogno di compiere altri passi”, ha detto la cancelliera alla fine del summit. Negli scorsi mesi il governo di Berlino è stato protagonista di una svolta positiva sull’accoglienza: ora guida i negoziati in materia come fa da anni con quelli economici. L’accordo ottenuto tra i paesi dell’est può servire a evitare nuove polemiche sull’Europa incapace di decidere, nelle settimane in cui i partiti anti-migranti vincono le elezioni in diversi stati del continente.