L’annuncio dell’amministrazione USA della disponibilità ad una revoca temporanea delle protezioni dei brevetti è un risultato estremante importante, una scelta storica che può modificare il percorso e i tempi nella lotta contro il virus.
Frutto dell’impegno della società civile di tutto il mondo come ha immediatamente riconosciuto Bernie Sanders, che, con l’ala sinistra del partito democratico, da settimane premeva su Biden perché arrivasse a tale scelta.
Ora a fianco di Big Pharma e a protezione dei suoi interessi resta l’Unione Europea, ma anche in questo caso con delle differenze: Belgio e Irlanda avevano già fatto sapere, prima della svolta statunitense, che non condividevano più la rigida posizione della Commissione e stavano cercando di costruire un’“alleanza dei volenterosi” tra i Paesi europei disponibili a dialogare con le proposte di moratoria di India e Sudafrica.
Silenzio totale da parte del governo italiano completamente allineato alle posizioni della commissione. Il Presidente del Consiglio Draghi non ha mai risposto alla lettera aperta che oltre 100 realtà nazionali, tra i quali tutti i sindacati, gli avevano spedito chiedendo che l’Italia appoggiasse la proposta di India e Sudafrica di una moratoria.
Ora dentro l’Organizzazione Mondiale del Commercio inizieranno delle trattative tra gli Stati Uniti e i proponenti della moratoria con l’Unione europea in panchina. L’amministrazione Biden ha già dichiarato che saranno trattative lunghe e non c’è dubbio che le aziende farmaceutiche, che all’annuncio di Biden hanno visto subito diminuire fortemente il valore delle loro azioni in Borsa, cercheranno di condizionare le scelte dell’amministrazione USA, di prolungare tutto in tempi biblici e di svuotare dall’interno la scelta di ieri.
Sarà fondamentale, nelle prossime settimane, il ruolo della società civile mondiale nel premere per una rapida e soddisfacente soluzione.
Quello di ieri è un passo importante forse storico ma la strada potrebbe essere ancora lunga.