
Quasi 300 richiedenti asilo ospitati in alcune decine di tende, un campo che doveva essere di transito e dove invece le persone restano bloccate per mesi.
E’ il campo profughi di via Clerici a Bresso, hinterland nord di Milano. La Prefettura a settembre aveva promesso l’arrivo di container abitativi per migliorare la vivibilità del campo, ma per ora non si sono visti. “E non sappiamo quando arriveranno” dice Antonio Arosio, presidente del comitato provinciale della Croce Rossa di Milano, l’ente che ha in gestione il campo.
Il 24 agosto scorso c’erano state delle proteste, i profughi erano usciti in strada chiedendo che si sveltissero le pratiche per i loro documenti. Denunciavano anche le pessime condizioni di vita tra le tende blu del ministero dell’Interno. Si erano fatte promesse allora, qualche visita ufficiale al campo. Ma non è cambiato nulla e le persone che vivono là dentro hanno filmato con i loro telefonini dove e come vivono. I video li hanno dati poi alla rete People Before Borders e alla redazione del sito locale Bresso a misura di che ha montato le immagini più recenti e significative.
Comincia a fare freddo e umido in Lombardia; il video mostra materassini a terra, frutta avariata, bagni allagati, paludi verdastre sui piazzali. “Siamo tutti impegnati a migliorare le condizioni di vita nel campo” assicura Arosio. “Ci sono – dice il presidente della Croce Rossa milanese – sei brandine per tenda. E in questo momento sono ospitate 280 persone. Rispetto ai mesi scorsi chi arriva viene smistato più velocemente nelle altre province lombarde”.
Ma cosa dice la Prefettura? “La prossima settimana – dice Arosio – ci sarà un incontro, non sappiamo ancora la data precisa”. Il problema sono i tempi, l’inverno come ogni anno arriva puntuale e “per installare i container abitativi ci vorranno un paio di settimane”.
Ma come ha reagito Bresso alla presenza dei profughi? Umberto Bettarini della redazione di Bresso a misura di racconta di una città più solidale rispetto a storie sentite in altri comuni lombardi, soprattutto quelli amministrati dalla Lega Nord. “Inizialmente erano un po’ nascosti, il campo è dentro al parco Nord, fuori dalla città” spiega Bettarini. Le cose sono cambiate con la protesta di fine agosto, “la percezione della cittadinanza è cambiata, la gente si è accorta di loro”. Qualche episodio razzista c’è stato, “sono comparse scritte come fuoco ai negri, ma sono rimasti episodi isolati”.
Chi transita dal campo chiede anche informazioni legali, cosa deve fare per avere i documenti, come può lasciare l’Italia senza correre il rischio di essere rispedito indietro. Ad aiutarli, oltre alla rete People Before Borders ci sono anche gli avvocati del Naga e dell’Arci Blob di Arcore.