“Riportare Brera nel cuore di Milano e il visitatore al centro di Brera”. James Bradburne, insediatosi alla direzione del museo milanese da cento giorni, ha illustrato alla presenza del ministro Franceschini in un’affollatissima Sala della Passione la sua prima visione strategica per valorizzare il patrimonio di Brera e restituirle identità.
Nella sua concezione “La Grande Brera” non deve essere un’operazione immobiliare, ma una visione che riaffermi la centralità del museo come arma di cultura attiva, così da avvicinarlo ai grandi musei europei, e che comprenda valorizzandoli tutti gli istituti presenti nel palazzo, compresa l’Accademia che ne ha sempre fatto parte.
Il piano prevede molti interventi, come la risistemazione del cortile napoleonico con panchine, cestini, un nuovo shop, un caffè e altri servizi, o il riallestimento delle trentotto sale della Pinacoteca con una nuova illuminazione, interattività e wifi. E ancora, la Biblioteca Braidense resa nuovamente invitante, e, obiettivo importante, la ristrutturazione di Palazzo Citterio entro il 2018 con la ricollocazione in quella sede delle collezioni Jesi e Vitali.
Inoltre il biglietto di 10 euro sarà valido tre mesi, con numerose iniziative per le famiglie che verranno così invogliate a ritornare al museo, dove troveranno coinvolgimento ed emozioni.
Per il 2016 ci saranno i riallestimenti di tre nuclei, centrati su tre capolavori del museo. Il primo, il 17 marzo, avrà come fulcro Raffaello, il secondo, il 16 giugno, Mantegna; il terzo, il 27 ottobre, sarà focalizzato su Caravaggio. Il gradimento degli allestimenti sarà accertato attraverso “Brera ascolta”, una consultazione periodica alla quale saranno chiamati i cittadini interessati.
Poi per tre anni tutti i capolavori di Brera resteranno a casa, cioè non si faranno prestiti.
La chiave del progetto illustrato da Bradburne è l’autonomia del museo: dopo la riforma può infatti contare su autonomia economica e gestionale. Infatti ora Brera ha un proprio bilancio, uno statuto e un comitato scientifico.
Per la realizzazione di questi progetti i fondi non sono certo secondari e Bradburne, che ora può contare sull’autonomia gestionale, sembra contare molto su partner privati, sponsor, l’associazione Amici di Brera e l’American Friends of Brera, che consentirà a Brera di raccogliere fondi negli Stati Uniti offrendo la deducibilità ai soggetti americani.
Anche in Italia esistono da qualche tempo incentivi fiscali per le aziende che investono in arte: l’Art Bonus prevede una detrazione del 6% sulle imposte relative alle somme investite.
Non è da escludere inoltre un allungamento degli orari d’apertura del museo, compatibilmente con le esigenze del personale delle quali il nuovo direttore sembra essere molto rispettoso.
Insomma tutto farebbe pensare a un bel salto di qualità che porta Brera più vicina al modello dei musei europei: per poter dare un giudizio completo sarà comunque necessario vedere quanto Bradburne riuscirà a realizzare e quali ostacoli dovrà superare.
Abbiamo incontrato James Bradburne per approfondire i suoi progetti. Ascolta l’intervista.