Braccio di ferro tra la Figc e il nuovo Governo. La proposta del Ministro del lavoro e dello sviluppo economico Luigi di Maio, parte del Decreto Dignità, di vietare le sponsorizzazioni delle squadre da parte delle società scommesse è considerato dagli addetti ai lavori come un atto in grado di mettere in ginocchio il calcio italiano.
Al momento la metà dei club della Lega vanta accordi commerciali con le agenzie di scommesse, si parla di contratti che con un valore che va da 500 mila euro a un milione di euro, una goccia in confronto a tutti i guadagni provenienti dalle diverse sponsorizzazioni. Anche la Lega studia l’impatto che il decreto potrebbe avere sui bilanci delle società di serie A.
Da parte loro i Presidenti di A le provano tutte per bloccare il decreto. Enrico Preziosi, presidente del Genoa, fa leva sulla possibilità che le scommesse vengano dirottate all’estero e nei circuiti illegali senza ridurre la ludopatia, principale obiettivo del decreto.
Il problema del business delle scommesse, che tiene in mano in destini del calcio, non è solo italiano, infatti nella Premier League inglese, la lega più ricca e seguita al mondo, il 45% dei club ha una società di gioco on line come sponsor e tutte le squadre hanno accordi con agenzie di scommesse, producendo un notevole giro d’affari. Nel campionato francese invece è addirittura lo Stato a redistribuire parte del gettito delle scommesse alle squadre da reinvestire nel calciomercato.
L’Associazione sociale, civile e culturale “Movimento No Slot” intanto sostiene apertamente il decreto governativo invitandolo a procedere con l’applicazione dell’art 8 del Decreto dignità relativo al divieto di pubblicità del Gioco d’azzardo legale che prevede:
“Ai fini del rafforzamento della tutela del consumatore e per un più efficace contrasto all’azzardo, a decorrere dalla data di entrata in vigore del presente decreto è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet. Dal 1° gennaio 2019 si applica anche alle sponsorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni, programmi, prodotti o servizi e a tutte le altre forme di comunicazione di contenuto promozionale, comprese le citazioni visive ed acustiche e la sovraimpressione del nome, marchio, simboli, attività o prodotti la cui pubblicità è vietata”.
L’associazione loda il decreto, definendolo un stop chiaro e netto ad una regolamentazione fin’ora inesistente. La pubblicità rappresenta uno strumento in grado di agire ed influenzare le decisioni della popolazione e ritiene per certi versi “epocale” il passaggio previsto nel decreto. Come per tabacco e alcool, anche per il gioco d’azzardo la concessione statale alla vendita di “prodotti” dannosi alla salute non legittima minimamente la pubblicità.
Vietare la pubblicità di un prodotto altamente “tossico” è un primo ma fondamentale tassello per l’avvio di serie politiche di contrasto verso un fenomeno che genera effetti sociali drammatici, ma che ancora in troppi fingono di non vedere. In questa difficile decisione l’Associazione Movimento No Slot è dalla parte dei cittadini troppo spesso travolti da ogni genere di messaggio fuorviante e illusorio.