Ci sono una serie di sottili indizi nel linguaggio di come l’uguaglianza fra uomo e donna sia un concetto relativamente recente e che come tutti i nuovi arrivati debba ancora darsi tanto da fare. Ci sono parole come “bossy“, ad esempio. Se maschile vuol dire assertivo, se femminile vuol dire stronza. Da qui parte l’idea del nome di una testata online che si occupa di parità. In generale. Tratta anche di LGBT, ma come dice Irene Facheris, la sua fondatrice, è proprio perchè la parità è il concetto fondante che non viene messo in evidenza rispetto ad altri temi. Come i diritti degli uomini, ad esempio. E quelli della donna. Si definisce femminista, Bossy, intendendo però femminismo come “la posizione o atteggiamento di chi sostiene la parità politica, sociale ed economica tra i sessi”.
Irene ha alle spalle una discreta esperienza sul web, iniziata come youtuber con un suo certo seguito. La svolta di Bossy però, come lei orgogliosamente racconta, va oltre quella che era il suo pubblico e cammina con le sue gambe. Anzi, con le gambe di ormai 32 collaboratori che si occupano di produrre contenuti per una testata piccola ma in rapida crescita.
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