
I raid americani su Sirte, su richiesta del governo libico, hanno confermato le difficoltà dell’esecutivo guidato da Fayez al-Sarraj. Un esecutivo che ha l’appoggio ufficiale delle Nazioni Unite ma che non è ancora riuscito a riprendere il controllo dell’intero Paese. Anzi, i bombardamenti americani sulle postazioni dell’Isis, oltre a voler rassicurare Sarraj, hanno proprio l’obiettivo di sbloccare una situazione di stallo, quella di Sirte appunto, che stava diventando troppo pericolosa.
A questo punto però è probabile che il governo libico abbia bisogno di ulteriore supporto. L’intervento internazionale potrebbe quindi andare oltre gli Stati Uniti. E in questo passaggio l’Italia potrebbe essere determinante. Il governo italiano non ha mai nascosto l’ambizione di guidare un’eventuale missione di pace in Libia. Al momento un intervento diretto è impensabile, ma l’Italia potrebbe dare il suo contributo in altro modo. La nostra diplomazia ha sempre lavorato per la costruzione di un quadro giuridico internazionale nel quale far rientrare un eventuale intervento militare esterno in Libia e questo è quello che sta avvenendo.
Abbiamo parlato di questo con il sottosegretario alla Difesa Domenico Rossi.
Sottosegretario Rossi, se le verrà richiesto, l’Italia concederà l’utilizzo delle sue basi per altri raid in Libia?
“Se dovesse arrivare una richiesta in questo senso dal governo libico la valuteremo attentamente, come il governo italiano ha sempre fatto. E in ogni caso una decisione su questo verrà portata all’attenzione del parlamento”.
Quindi nel caso non sarà una decisione presa in autonomia dal governo?
“A volte il governo è chiamato a prendere delle decisioni in tempi brevissimi, ma c’è sempre un confronto parlamentare”.
Il ministro degli Esteri Gentiloni si augura che l’intervento degli Stati Uniti sia risolutivo. Che valutazione fate dei raid americani?
“Se il governo libico è arrivato a chiedere un intervento aereo, che sotto certi punti di vista non mette in discussione la sovranità nazionale non richiedendo l’invio di truppe di terra, vuol dire che era in evidente e oggettiva difficoltà. La liberazione di Sirte, per il governo di Sarraj, è un obiettivo di natura politica ma anche strategica nei confronti di tutti i suoi alleati. Quindi non ci possiamo che augurare che i raid americani siano risolutivi e che raggiungano l’obiettivo nel più breve tempo possibile”.
Sottosegretario Rossi, abbiamo parlato di intervento aereo e del possibile utilizzo delle basi italiane. È pensabile un’operazione che vada oltre, quindi un’operazione di terra?
“Il governo italiano ha già risposto su questo quando è stata valutata a livello internazionale una missione navale divisa in tre fasi, la cui terza fase aveva come obiettivo il contrasto del traffico di migranti provenienti proprio dalla Libia. Missione che prevedeva, per un intervento a terra, un’esplicita richiesta del governo libico. Da un punto di vista politico la situazione libica non ha ancora una piena legittimità istituzionale, e non c’è nemmeno una richiesta in questo senso alla comunità internazionale. Non si può pensare a un intervento a terra senza un’esplicita richiesta libica e senza una risoluzione internazionale che potrebbe avvenire attraverso le Nazioni Unite”.