Almeno 32 persone sono morte e altre 80 sono rimaste ferite in un attentato in un mercato a Yola, nel nord-est della Nigeria, avvenuto il 17 novembre 2015.
Solo una settimana fa a Maidugori, capitale dello stato di Borno, sempre in Nigeria, tre kamikaze sono entrati in altrettante moschee e si sono fatti esplodere. L’ultimo conteggio prima che la notizia fosse dimenticata da tutte le agenzie del mondo, parlava di 42 morti.
Sia gli attacchi di Yola che quelli di Maidugori sono attribuiti a Boko Haram.
In mezzo ci sono stati altri attacchi e altri attentati. I morti, dunque, in solo poche settimane sono almeno un centinaio. Si tratta di vittime colpite prima o durante gli attacchi di Parigi.
Questi ultimi però hanno fatto mediaticamente il giro del mondo. Hanno monopolizzato giornali e TV dell’intero pianeta. Nulla di nuovo, è sempre così.
Quando accadde Charlie Hebdo, contemporaneamente in Nigeria, a Baqa, i miliziani di Boko Haram uccidevano almeno duemila persone, una vera strage. Ma pochissimi nel mondo ne diedero conto.
Capisco molto bene come funziona il sistema dell’informazione, ne faccio parte. E capisco che alcune notizie coprono le altre, anche se riguardano gli stessi temi. Subito dopo gli attacchi di Parigi, venerdì scorso, in Francia è deragliato un TGV ed ha fatto una decina di morti. Se non ci fossero stati gli attacchi dei miliziani dello stato islamico a Parigi quel deragliamento avrebbe dominato i Gr e i Tg per giorni.
Però con i morti civili vittime degli attentati dei miliziani di Boko Haram in Nigeria è diverso. Sempre di terrorismo si tratta. La Francia raccoglie la solidarietà di tutto il mondo mentre la Nigeria raccoglie il silenzio e l’indifferenza. I nigeriani finiranno per trarne le conclusioni.