Bisognerà decidersi a indire la “giornata nazionale del silenzio”. Per una volta non saranno Autorità, imprenditori, poteri occulti a mettere il bavaglio ai giornalisti; questi non daranno microfono e taccuini a esponenti politici e rappresentanti di categorie. Ricordare che occorre pensare oltreché parlare è igiene mentale, responsabilità civile, formazione delle generazioni.
Lo spunto viene dalle ultime ore. Giorgia Meloni definisce “metadone di Stato” il reddito di cittadinanza e poi, per fugare dubbi che fosse la battuta infelice nel clima retrò d’una domenica a Cernobbio (Studio Ambrosetti), insiste: equipara povertà e tossicodipendenza. Salvini da governista dice una cosa sull’obbligo vaccinale, da capo ne fa votare un’altra, da piacione social ne ammicca una terza. Il Pd con Orlando non replica a Meloni, perché non merita risposta chi non sa cos’è la povertà (il Pd che conosce i poveri cos’ha fatto per difendere il reddito d’inclusione? E le promesse su ius soli e ius culturae nuove povertà dei giovani?); con Letta chiede che Salvini dichiari da che parte sta, ma non trae conseguenze dal fatto che la Lega sta dove vuole perché il caos è utile a tanti. Bonomi accusa il Governo di discriminare se pensa leggi anti delocalizzazioni (SuperMario sfideràmultinazionali e fondi?), intanto gode d’un esecutivo che aiuta le industrie verso il nuovo boom.
La “giornata nazionale del silenzio” avrebbe valore simbolico: far sorgere domande, mostrare che il re è nudo. Devono crederci per primi loro, stampa e media. I giornalisti son vittime della bulimia dichiarativa prima del pubblico. È questione di etica professionale e dignità umana opporsi, è
rispetto a colleghe e colleghi (Afghanistan, Bielorussia, Turchia, Messico) che pagano prezzi impensabili, di onestà verso le nuove generazioni. Un giovane che da grande vuol fare il giornalista deve sapere se in futuro è lui che raccoglie notizie, vaglia le fonti, decide con la sua coscienza e l’editore se e come riferirle, in base alla vecchia regola “i fatti separati dalle opinioni” (dire chiaro: questi sono gli uni come li ho verificati, queste le altre, questo il contraddittorio). O se il domani dell’informazione sarà dei “trombettieri”.