La notizia è finita nei notiziari regionali: dai controlli sul lavoro è emerso che quasi il 100 per cento delle aziende del milanese non è in regola. Han fatto le verifiche 45 Ispettori. Da non credere, ma la vergogna è che tanti ne conta la Lombardia. Sui canali nazionali viene riferito di 538 morti sul lavoro sull’intero territorio: tre al giorno. Muoiono giovani (molte donne) e persone d’esperienza, italiani e stranieri (quelli regolari; irregolari e clandestini sono un buco nero: cattiva coscienza del Paese, brodo primordiale della Lega), dipendenti delle aziende e personale di ditte in subappalto (esternalizzare aumenta i profitti). La situazione configura una sorta di strage di Stato. Nessuna paura delle parole. Stato sono le istituzioni, ma anche il “sociale”: attività produttive, rappresentanze, iniziative culturali, oltreché i singoli: cioè noi.
Quando Luana, Laila, Baljit, Franco, Giorgio son schiacciati da una macchina o precipitano dal tetto, un Magistrato vaglia responsabilità specifiche. Ma siamo un Paese schizofrenico se continuiamo nella retorica di funerali e politici contriti per le tv e non per pochezza, assenza di visione generale, autoreferezialità della politica stessa; se non prendiamo coscienza che l’intera comunità è chiamata in causa per le piccole/grandi, dirette/indirette inadempienze, leggerezze, miopie, interessi, collusioni con un sistema che tradisce la Costituzione quanto a lavoro, sicurezza, salute, dignità. È questione d’etica personale d’ogni cittadino e di deontologia pubblica per: Governo, Parlamento, Regioni, Comuni; forze sociali; aziende e rappresentanze di categoria; Sindacati; Ordini professionali di chi è coinvolto in ideazioni, autorizzazioni, controlli (esempi: Asl, medici di medicina del lavoro, ingegneri e architetti autori di progetti, geologi che validano le compatibilità ambientali, tecnici della prevenzione, uffici studi e sondaggi che rassicurano con “il Paese riparte”).
Non ci si ribella nemmeno al nome “morti bianche” per una strage in cui di bianco si dovrebbe palare solo per i “sepolcri imbiancati”: chi è bravo a esprimere solidarietà a vedove e orfani, meno nel fremere in sussulti d’umanità e nel lavorare per cambiare.