Voi le avete viste le piazze a difesa del Ddl Zan, dei Pride?
Voi li vedete quelli che vanno a firmare ai banchetti del referendum per l’eutanasia legale?
Per i diritti civili, per l’autodeterminazione delle nostre esistenze, siamo circondati da una generazione di giovanissim* che rende tutto meno doloroso. Perché la sensazione netta è che fra solo pochi anni questi non solo non saranno più temi divisivi, ma non saranno proprio neanche temi da affrontare perché completamente acquisiti.
Non è una frase fatta. Loro sono più avanti.
Più avanti dei nostri dibattiti stanchi. Le nostre barricate non saranno le loro. Loro hanno già spostato l’asticella a un’altezza che la politica manco riesce a scorgere. Vivono dentro una dimensione che rifiuta etichette. Il sesso, il genere, la vita, la morte. Parlandoci insieme siamo oltre lo spazio che divide naturalmente delle generazioni. Il salto è tridimensionale. Fra poco tempo, se già non lo stanno facendo, rideranno di tutto questo circo di sepolcri imbiancati che mette le zavorre alla libertà di essere se stessi dall’inizio alla fine dell’esistenza. Rideranno di questo argomentare mummificato dalla morale, rideranno dell’esaltazione del compromesso come arte nobile.
Quando sono salito sul palco di “Tempo Scaduto” la manifestazione organizzata dai Sentinelli all’Arco della Pace lo scorso mese di maggio, mi sono trovato davanti migliaia di ragazze e ragazzi che mi hanno fatto sentire meravigliosamente vecchio, molto presto probabilmente anche inutile.
Rideranno. E faranno bene.