C’è un modo di dire dialettale che mi pare ben si adatti a commentare la prima mossa – la legge anti rave che punisce i partecipanti fino a sei anni di carcere e la conferma dell’ergastolo ostativo – del governo Meloni: chi trova terreno molle, zappa fino in fondo, traduco dal calabrese. Come dire: con poco si incassa molto, in termini di immagine di un governo a misura e somiglianza della sua guida, che tutti definiscono una tosta, che non ha paura, che non si ferma davanti a niente.
Per non fermarsi, non ‘farsi mettere i piedi in testa’ e portarsi a casa un po’ di titoli confermativi di questa lettura (‘Giorgia va veloce’ scrive il Tempo, ‘Sistemati gli sballati’ eccheggia il Giornale, ma tutto fa brodo, pure i giornali che la criticano e che comunque ne rilanciano l’immagine), Meloni ha scelto dei bersagli facili facili: i giovani che vanno ai rave e che certo non sono in cima alle simpatie dell’elettorato e i detenuti per reati gravi di criminalità organizzata cui negare benefici penitenziari, i mafiosi insomma. E chi vuoi che li difenda questi e quelli, avranno pensato lei e i suoi sodali (aggiungendoci la coda del rinvio della riforma Cartabia, caldeggiata anche da pezzi della magistratura): non hanno torto, se si pensa poi a quanto sbrigativamente la gente digerisce le notizie e il confezionamento delle medesime. E dunque ciò che passa è presto detto: giovani nullafacenti che si sballano nei capannoni, saresti contenta se fosse tuo figlio? Che stiano a casa o meglio vadano a lavorare come si faceva ai nostri tempi, borbotta l’Italia anziana e animosa che alle sirene della sicurezza è sempre stata sensibile. E i mafiosi poi? Buttiamo via la chiave e non se ne parli più (con buona pace del ministro Nordio e della sua fama garantista): lo fa la destra, ma lo pensa anche parte dell’opposizione, dai cinquestelle al giustizialismo diffuso a sinistra. Sinistra, appunto, o quel che resta: tentennante com’è, da sempre spaventata di passare per debole o peggio ‘connivente’ con la peggiore criminalità organizzata, figurarsi se si intesta una battaglia sull’ergastolo ostativo, che è già divisiva al suo interno. E così per la destra al governo due piccioni con una fava e con poca spesa: la rassicurazione del proprio elettorato e il messaggio che dall’altra parte c’è smarrimento, divisione e debolezza. Quel che sarà poi, sarà, ma è appunto poi in una politica totalmente à la carte: poco pesa, sull’opinione pubblica, l’allarme che suscita una possibile applicazione della abnorme misura antirave ad altri ambiti (manifestazioni, occupazioni, dalle università ai conflitti sindacali e sociali), poco il doppiopesismo con cui si lasciano tranquilli il raduno nero di Predappio o la curva dell’Inter, poco conta se il rinvio della riforma Cartabia è a sospetto di incostituzionalità, chi se ne importa se qualche tribunale smonterà la norma antirave, e chi mai volete che legga le motivazioni con cui la Corte ha dichiarato anticostituzionale l’ergastolo ostativo dopo analoga decisione della corte di Strasburgo. Per oggi si passa all’incasso, domani è un altro giorno, si vedrà. Voi, intanto, pagate le bollette.
Ps. Per completezza dell’informazione: qui da leggere l’ottima sintesi del Domani su ciò che è stato deciso in materia di ergastolo ostativo. Ci sarà, ancora, un vaglio della Corte ma intanto…