A Kiev le bombe di Putin assassinano civili; si rivela la mostruosità di un sistema autocratico odioso in quanto retto da pochi miliardari che si sono spartiti le spoglie d’un Paese che aveva promesso il socialismo; implode la diplomazia in quanto le Cancellerie sono condizionate da potentati economici e multinazionali. Ma a Kiev è giunto al capolinea anche l’Occidente che ha lasciato man salva a liberismo, mercati, finanza, profitti, ha incentivato la sottomissione dell’uomo ai meccanismi produttivi e, con globalizzazione e rivoluzione tecnologica, a transazioni e scorribande di imprese per il mondo.
C’era la supponenza di esportare democrazia, l’assetto di governo grazie al quale il popolo si autodetermina, ha valori etico civili, elabora progetti tesi a raggiungere mete condivise, rispetta regole perché interessi singoli e bene comune siano in costante equilibrio. Invece abbiam contagiato il mondo con scorie e ombre di democrazia: competizioni, sopraffazioni, diritti negati, violenze, discriminazioni, ingiustizie. Si fan libri su perché Putin è diventato Putin. Meno si lavora invece sulla crisi delle rappresentanze, tema che mina privilegi, poteri, domini. I più sensibili, che han capito il rischio esistenziale per libertà e democrazia (di cui la minaccia nucleare è la punta dell’iceberg) ora tifano perché vada in porto l’invito di Kiev a Francesco. Ma il Papa, se andrà e contribuirà col suo coraggio profetico a una tregua, dev’essere accompagnato da un’Europa che celebra con lui il De Profundis per un capitalismo privo d’un forte sistema di servizi pubblici, seminatore di disuguaglianze, incapace di riveder modi di produzione, consumi e stili di vita, sordo ad ascolto, accoglienza, umanità.
L’Occidente decida se rassicurarsi nell’autoreferenzialità con dichiarazioni di principio (stando a casa propria), sanzioni (perché Putin compie crimini ma scombina affari e mercati), aiuti (che servono anche a noi) o recuperare il “personalismo” (che in Europa vuol dire federalismo: rifondazione dello stare insieme, non solo Ucraina nella Ue), via d’uscita tra liberalismo e autocrazie. Miracolo di Kiev sarebbe l’Europa per Laudato sì e Fratelli tutti di Francesco non a parole.