Nel 2016 fu #OscarsSoWhite.
Ne avevamo parlato parecchio anche sulle frequenze di Radio Popolare in occasione della cerimonia degli Oscar, per via di un’edizione particolarmente bianca, senza titoli, attrici, attori e registi afroamericani. La campagna, partita proprio dalle poltrone del Dolby Theatre di Los Angeles nella notte della premiazione, è andata avanti e dall’anno successivo l’Academy ha finalmente deciso di includere tra le sue giurie un numero cospicuo di selezionatori black e già che erano in vena di parità persino di donne!
I risultati si sono visti subito, tant’è che nell’edizione 2017 l’Oscar per il miglior film è andato a Moonlight (con quello scambio di buste che inizialmente aveva fatto premiare erroneamente La la Land), così come quello per il miglior attore non protagonista a Mahershala Ali e la sceneggiatura non originale, inoltre a Viola Davis l’Oscar come miglior attrice non protagonista in Barriere, altro film interamente black, diretto e interpretato da Denzel Washington.
All’alba del 26 aprile assisteremo anche in Italia alla cerimonia degli Oscar 2021. Sarà una cerimonia ibrida, con tutti i candidati e le candidate in presenza al Dolby Theatre e per evitare assembramenti si terrà contemporaneamente anche presso la L.A. Union Station e in altri luoghi di Los Angeles che verranno svelati la sera della premiazione.
Le candidature di questa edizione sembrano essere molto più miste rispetto agli anni passati e questa selezione, oltre al tipo di cerimonia e alla data posticipata a causa della pandemia, sarebbe la vera novità di quest’anno. Abbiamo già sottolineato più volte, sempre dalle frequenze di Radio Popolare, la presenza femminile nelle categorie più importanti: Nomadland con la sua regista Chloe Zaho ed Emerald Fennel con il film Una donna promettente, entrambe in gara per il miglior film e la miglior regia.
La sfida sarà interessante, perché i titoli in gara sono di altissima qualità: Mank di David Fincher e Il processo ai Chicago 7 di Aaron Serkin, per esempio, hanno già avuto un grande successo di pubblico su Netflix, Sound of metal su Prime Video, The father, Minari e Una donna promettente non sono ancora stati distribuiti in Italia, mentre Judas and the Black Messiah di Shaka King è appena arrivato in streaming sulle piattaforme on demand. Ha 5 nominations (film, i due attori non protagonisti, sceneggiatura originale, fotografia, canzone) e si svolge a Chicago alla fine degli anni ’60, nel contesto delle ingiustizie razziali, nei mesi precedenti all’assassinio di Fred Hampton leader delle Black Panthers, da parte dell’FBI. Shaka King ricostruisce quel momento storico d’inquietudine politica e sociale, con la guerra in Vietnam e i movimenti per i diritti dei neri, mettendo a confronto le storie di William Bill O’Neal (Lakeith Stanfield), ex ladro graziato dall’FBI con l’arruolamento (e condanna) come infiltrato delle Black Panthers e il leader Fred Hampton (Daniel Kaluuya), di cui Bill diventa responsabile della sicurezza conducendo l’FBI sulle loro tracce.
Cercatelo questo film e se non li avete ancora visti vi consiglio di guardare anche Detroit di Katherine Bigelow (2017), che ripercorre i disordini civili dell’estate del 1967 con la rivolta in seguito a una retata della polizia con morti, feriti e arresti, che poi si concluse con l’irruzione per rappresaglia da parte di un gruppo di poliziotti all’Algiers Motel, in cui furono uccisi tre afroamericani. E il meraviglioso Blackkklansman di Spike Lee (2018), quando Ron Stallworth (John David Washington), il primo poliziotto afroamericano negli anni settanta, per evitare le discriminazioni razziali dei colleghi, diventa agente sotto copertura infiltrato nel Ku Klux Klan.
Ma tornando ai nostri Premi #OscarsSoBlack non bisogna dimenticare Time un altro bel film, candidato nella categoria documentari, diretto dalla regista nera Garrett Bradley e dedicato alla figura di Fox Ritch, oggi imprenditrice che ha impiegato vent’anni della sua vita a fare campagna per il rilascio del marito, ancora in carcere con una condanna di sessant’anni per una rapina che hanno commesso insieme agli inizi della loro storia d’amore.
Per concludere, ricordo che tra i film nominati oltre a Soul della Walt Disney/Pixar primo film d’animazione con un protagonista afroamericano e Da 5 bloods di Spike Lee per la colonna sonora, c’è anche One night in Miami di Regina King (sceneggiatura e canzone) che ha descritto così il senso del suo lavoro: “Questo film è una lettera d’amore dedicata all’esperienza vissuta dagli uomini di colore in America. Avendo io stessa un figlio, ho ritenuto importante mostrare al mondo cosa significhi. È stata un’opportunità per mostrare queste icone come uomini e fratelli. Amici che possono parlare liberamente e dichiarare che il momento del cambiamento è ora. Questo messaggio incentrato sul cambiamento riecheggia ancora oggi a distanza di decenni. Purtroppo, la recente uccisione di George Floyd e Breonna Taylor ci ha mostrato che la lotta per l’uguaglianza razziale è lungi dall’essere arrivata a conclusione. Abbiamo più che mai bisogno l’uno dell’altro, dobbiamo alzare le nostre voci all’unisono così che non possano essere ignorate e far sì che queste voci siano finalmente sentite”.
Tutti questi film (e non solo questi), che esprimono molto bene gli ideali del movimento Black Lives Matter attendono l’uscita al cinema su grande schermo, ma va detto che con la distribuzione in streaming hanno avuto l’opportunità di raggiungere maggior pubblico possibile.