A pensarci, l’uscita di Draghi contro chi salta la fila per farsi il vaccino non mi è piaciuta granché.
Anzi non mi è piaciuta per niente.
Buona per la demagogia, postura che non gli dovrebbe appartenere.
In Italia ci sono state fino a oggi centinaia di migliaia di persone giovani e in forze che sono state vaccinate prima degli anziani e dei fragili, cioè prima di quelli che di covid muoiono.
La colpa è:
-delle regioni, che hanno dato precedenze quantomeno discutibili, si pensi alla Toscana amministrata dal piddino (un po’ anomalo) Giani. Ma gli esempi possibili sono molti: la Campania di De Luca, la Puglia di Emiliano, la Calabria, la Sicilia.
-del Governo, quindi anche di Draghi, che avrebbe potuto imporre criteri anagrafici validi in tutta Italia, e non lo ha fatto (imporre significa imporre, non significa dirlo e poi stare a vedere cosa succede).
Personalmente non condivido la scelta di aver vaccinato in via prioritaria categorie che avrebbero potuto attendere. E ho trovato deprimente lo spettacolo delle lamentele reciproche e di parte (“e allora gli insegnanti?” “e allora i poliziotti?” “e i magistrati, vogliamo parlare dei magistrati”?) quando troppo pochi hanno affermato che il solo approccio logico, oltre che civile, sarebbe stato quello di vaccinare in rigoroso ordine di età, fatti salvi i fragili e gli operatori sanitari.
Ciò detto, si è trattato di scelte politiche, non del prevalere del furbo, categoria di cui pure il paese abbonda.
Di solito, quando si addita il capro espiatorio, poi dal giorno dopo tutto ricomincia esattamente come prima.
Speriamo che non finisca così anche questa volta, all’italiana