No, non è il Natale che ci aspettavamo. E non lo saranno il Capodanno, e l’Epifania.
No, non è così che ce l’eravamo dipinti, noi più ‘virtuosi’ di altri, noi più sfortunati e colpiti di altri all’apice durissimo della pandemia. Noi che mettiamo in atto un’aspettativa risarcitoria e lo facciamo sempre pur sapendo assai bene quanto sia fallace. Abbiamo stretto i denti, abbiamo sopportato, siamo stati disciplinatamente alle regole, abbiamo vissuto perdite e lontananze, guai e fatiche, ci siamo messi in fila per i benvenuti vaccini: che qualcuno ora ci dia un Natale che sembri almeno un po’ Natale, in cui ci si possa vedere e abbracciare e fare un po’ festa, pensavamo. Che ci ripaghi, insomma, di quello in zona rossa dello scorso anno e di tutto il resto: d’accordo, sarà un pensiero puerile e un po’ magico, soprattutto per le anime laiche, ma alzi la mano chi di noi non lo ha fatto.
Invece. Saltano cene, viaggi, incontri, partenze, ritorni e programmi come i tappi delle bottiglie nei capodanni che ci siamo dimenticati, le file per i tamponi sono interminabili e così le quarantene, in ogni casa c’è una storia che ha il sapore della rinuncia e nessuno sembra indenne dall’avere parenti e amici alle prese con il Covid. Non la bestia cattiva di prima dei vaccini, ma comunque Covid. È ancora un Natale di piena pandemia.
Reggetevi ai sostegni, sentono ripetere costantemente i passeggeri della metropolitana di Milano: e non basta l’avviso se poi, com’è accaduto ancora una volta nei giorni scorsi, una bruschissima frenata d’emergenza riesce a spedire una decina di persone al pronto soccorso. Ma, incidente a parte e cause che si vorrebbe vedere lestamente chiarite e risolte, ogni volta quel richiamo mi appare come l’augurio adatto a questo tempo ancora difficile, sempre incerto, che ha addosso tutta la fatica che abbiamo cumulato.
Reggersi ai sostegni della propria vita, non dimenticarseli, non sottovalutarli: dirseli e ridirseli, contarli e ricontarli sulle dita, scrutarli uno per uno, quando occorre. E adesso, più di altri momenti, occorre. Sostegni di ogni tipo e ciascuna e ciascuno sa cosa mettere nella propria lista, che è unica ed è questo il suo bello. Lo farò anche io e nella mia lista dei sostegni ci sono, come nel gioco che si faceva da piccoli, nomi, cose, città, fiori eccetera. L’ultima riga, però, nel gioco non c’era e la tengo per le speranze.