L'Ambrosiano

Nebbia fitta in Val Padana, tra comuni spolpati e Monopoli della politica

Un candidato lo troveranno, ma che il centro-destra non abbia messo in campo un’alternativa a Sala è sintomo preoccupante. Regna incertezza figlia anche delle lotte per succedere a Berlusconi, ma c’è anche la riduzione d’una città per bandierine di fazioni.

Prevedibili le ricadute negative: Milano anticipa fenomeni e ora è naturale traino della ripresa. Nel  disagio versano altri grandi comuni; e quelli che pur si son dati il candidato han lasciato per terra morti e feriti. La città prima cellula della democrazia e le classi dirigenti locali sono in crisi a destra, ma fatiche e lacerazioni fioriscono pure nel centrosinistra, investito ora dal sisma dell’ultimo show grillino.

Imputato comodo oggi è la pandemia. Si conta su memoria corta collettiva o invasività della propaganda partitica che via web compie campagne di distrazione di massa; taluni ne van fieri (la “bestia” – Nomen omen – il social di Salvini che fa presente il leader su tutto e sul suo contrario). Ormai è chiaro: il Covid ha presentato il conto di mali latenti: incapacità, ritardi, ingiustizie, egoismi; locali e nazionali. La nebbia fitta in Val Padana è riverbero d’un Paese che ha spolpato le autonomie locali di democrazia, risorse, servizi, idealità.

I comuni son Cenerentole, vasi di coccio tra Stato centrale (l’aggettivo dice funzioni di indirizzo e coesione ma anche limiti e pesi d’un potere autoreferenziale) e le Regioni. Per i Costituenti dovevano rendere il “pubblico” vicino ai cittadini. Han finito per essere repubbliche nella Repubblica, bruttecopie (Lombardia docet in Sanità), centraliste, burocratiche a loro volta. Il virus ha inciso sulla nostra pelle «Il re è nudo» d’un sistema in cui son saltati i contrappesi politico-istituzionali. Basta vedere in tv Presidenti di Regione narcisi (in gara con taluni virologi) che si fregiano del nome di Governatori (qualcuno spieghi che il titolo non esiste e metta in copia a molti media).

La via per Next Generation Eu sono le città, le polis, l’essere civitas, far rete in Europa e nel mondo (l’utopia di La Pira), classe dirigente che mette la faccia con la gente e risponde; sono l’abc di una convivenza che vuole umana prossimità, pensa ai giovani, sogna il futuro, invece di giocare al Monopoli della politica.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    Si è concluso questa mattina il presidio organizzato davanti all’ufficio immigrazione di via Montebello a Milano per chiedere la liberazione di Ayoub. Il ventunenne di origini tunisine è stato liberato dopo quasi 18 ore di fermo. Ieri pomeriggio si trovava davanti a un bar sotto casa insieme a un amico, quando è arrivata una volante della polizia che ha iniziato a controllare i documenti dei presenti. Gli agenti gli hanno tolto il telefono e l’hanno portato in questura perché il suo permesso di soggiorno non era in regola. Ayoub, che partecipa alle attività del centro sociale Lambretta ed è seguito dalla comunità Kayros di Don Claudio Burgio, ha passato la notte in questura in attesa di un’udienza per decidere della sua espulsione dal territorio italiano. Dopo aver fatto domanda d’asilo, questa mattina Ayoub è stato liberato. Il 22 aprile dovrà presentarsi nuovamente all’ufficio di immigrazione con il suo avvocato. Secondo il centro sociale Lambretta, che ha organizzato il presidio, “quello che è accaduto non è un’eccezione: è la normalità per oltre un milione di persone senza documenti in Italia. Un sistema che criminalizza la migrazione, sospende lo stato di diritto e produce esclusione sociale”. Dopo il rilascio di Ayoub, le persone in presidio, una cinquantina, l’hanno accolto con un coro: “Tutti liberi, tutte libere”. Tra gli applausi, i ragazzi e le ragazze che lo aspettavano si sono stretti attorno a lui in un abbraccio collettivo. Chiara Manetti ha intervistato Ayoub dopo il suo rilascio.

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