Ti auguro di ricevere qualcosa che solo tu puoi regalarti, ma di cui altri potranno godere se non terrai solo per te ciò che pensi, senti, trovi e ricevi.
Ti auguro un po’ di silenzio, che non è solo disconnettersi dai social, ma spegnere il modo che hai di lasciarti possedere da tutto, distraendoti da te.
Ti auguro un po’ di stupore; le cose che osservi sono le stesse di ogni giorno: sei tu che le vedi in modo differente, se ti poni da vertici inusuali.
Ti auguro d’avere un po’ di tempo per te: lo trovi in te stesso, magari nel vuoto disorientante e salutare di quando ti chiedi «non so cosa fare».
Ti auguro un po’ di ascolto: hai cose indubbiamente interessanti cui prestare orecchio; la prima: sta a sentire, poi decidi se vale la pena di parlare.
Ti auguro un po’ di compassione: non si sta mai bene o male da soli, ma è insieme agli altri che puoi gioire o patire, vaccinarti dall’indifferenza.
Ti auguro un po’ di perseveranza: se ti applichi con amore a ciò che fai e con gioia sei quello che sei, allora essa ti è piacevole compagna di viaggio.
Ti auguro un po’ di sogni: è il modo per stare con i piedi per terra guardando in alto e lontano, è l’immaginazione che rinnova te e il mondo.
Ti auguro un po’ di invisibile: è un dono straordinario; è accorgerti che tutto non incomincia né finisce con te, ma se tu non ci fossi alla storia mancherebbe un pezzo di importante, che un qualcosa di Invisibile (la storia? Dio? Il Mistero?) ha pensato sin da principio per fortuna tua, mia, del mondo.
Ti auguro di provare ad essere me; io cercherò di mettermi nei tuoi panni: parleremo, semineremo rispetto, voglia di cercare, parlare, amare, rinnovare, e ci contageremo di fiducia negli altri, nel lasciarci sorprendere, nella provvidenza (che la c’è!): quanto alleggerisce convincerci che tutto non dipende da noi, che siamo unici, ma non soli: 365 giorni, non solo a Natale