L'Ambrosiano

“Morgen”, simboli controversi, Stato etico e F. G. Lorca che fa sperare

Il via della campagna elettorale fa riemergere un ricordo d’infanzia. Il papà d’un compagno di giochi un giorno raccontò al figlio e a me la propria storia. Catturato dai tedeschi dopo l’8 settembre era stato caricato sul treno diretto in Germania. Cominciando a sentir sete, fame, necessità fisiologiche lui e i compagni chiesero alle guardie quando avrebbero potuto soddisfare i bisogni. Risposta: «Morgen!». Nessuno però conosceva il tedesco, per cui ad ogni fermata dalle fessure del carro merci guardavano i cartelli sperando d’esser giunti finalmente alla stazione di «Morgen».

Morgen, «domani mattina» è mantra diffuso a poco più d’un mese dal voto. Prospettare il futuro, quello vicino («Cosa faremo nei primi 100 giorni») e le visioni (progetti, strategie, tempi, risorse vere e certe per realizzare le promesse) è essenza della democrazia: confronto ideale e dialettica pratica su interessi da contemperare per il bene comune. Il contrario è la “politica del Morgen”, cioè annunci che possono far intravvedere tutto e il contrario.

Le mani restano libere all’indomani del voto. La vaghezza può tenere a galla. Ma portare anche a fini inquietanti e drammatici. L’immagine da cui siam partiti col suo retrogusto indigesto insegna: senza memoria è caos o caso. Non si contrastano disegni autoritari insistendo sul brutto segnale all’Europa della fiamma tricolore nel simbolo della Meloni. Le icone contano, i gesti di più.

Gli atti sono Berlusconi che può promettere la luna in ragione della senilità (e pesa) e Salvini col suo “credo laico”. Con l’aggettivo pensa di scolorire la patente clericale; ma a leggerlo emerge qualcosa di più grave: l’ombra d’uno Stato etico. Riprova? Quel che il credo dice andrebbe realizzato (diritti, immigrati, fragili, sanità, tasse) non l’han fatto lui nelle varie maggioranze, né la Lega dove governa (Lombardia).

Un “Morgen” salviniano spaventa, ma stimola a reagire. La mia generazione coi moniti di vita fa pure da ponte coi grandi che hanno ispirato (e pagato) per democrazia e Europa: «Qui si vede la vita e la morte / la sintesi del mondo / che nello spazio profondo / si guardano e si intrecciano» (F. G. Lorca). Nello scontro far vincere la vita.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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