L'Ambrosiano

Madri

Mi domando quali differenze ci siano tra la mamma di Enea, che ha lasciato il suo piccolo alla Mangiagalli perché qualcuno gli dia un futuro, e la mamma di Amin, una delle innumerevoli madri irachene, afghane, siriane, subsahariane che con strazio e un sogno nel cuore affidano ogni giorno i loro bambini a parenti o compagni di sventura perché li portino in Europa, oltre il mare. Per la prima c’è la “culla della vita” in una città che si sente autorizzata a parlare di amore, solidarietà, accoglienza, famiglia, adozioni (salutare imprevisto è Enea per i sensi di colpa della Milano che corre e lascia indietro chi non è performante). Per la seconda mamma una carretta del mare, “culla della morte” attende Amin. Per la mamma di Milano e il suo bimbo ci son comprensione, coccole, promesse. Per quella d’un piccolo migrante affidato a chi lo porti lontano da guerre, fame, miseria c’è un Governo che accusa lei e le altre mamme di aver messo a repentaglio la vita dei bambini (infanticidio colposo in caso di naufragio cioè) o di aver partorito un “carico residuale” se i soccorsi hanno buon esito. Madri e bambini sono tutti uguali per natura, civiltà, diritti, umanesimo, vangelo (qualcuno lo dica a mamma Giorgia), ma non per la destra e il sonnambulismo di molti. Per Enea c’è un futuro, giustamente; per i suoi fratellini siriani, iracheni, afghani arriva lo stato d’emergenza, con commissario da lottizzare tra Lega e FdI. Una sfida umana epocale è derubricata a ordine pubblico: espulsioni, riduzioni di protezioni, cura, assistenza, con possibili clandestinità o sfruttamenti da parte della criminalità. Dal punto di vista politico l’insistente campagna con monopolio tv su invasioni migratorie evita di parlar di poveri, giovani, sanità e scuola pubblica impoverite, informazione libera in pericolo, Costituzione violata da una fiscalità non proporzionale al reddito, diritti, democrazia nata dalla lotta di Liberazione disconosciuta da cariche istituzionali. Il Governo Meloni & Salvini parla poi di politica della famiglia ma vanno a vuoto le gare per i nidi, obiettivo del Pnrr: un ritardo causato da chi governava prima. «È colpa degli altri» è il motto-madre di tutte le battaglie della destra. La sua cultura.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    1) Il gabinetto di sicurezza israeliano approva l’accordo per il cessate il fuoco a Gaza. Fino a domenica, però, le bombe continueranno a cadere. Più di 100 persone sono state uccise nella striscia dall’annuncio dell’accordo. (Anna Momigliano - Haaretz, Francesco Sacchi - Emergency, Anna Meli - Cospe) 2) Fentanyl, Taiwan e Tik Tok. Donald Trump e Xi Jinping parlano al telefono per la prima volta dal 2021. “Risolveremo tutti i problemi insieme” dice Trump, mentre la corte suprema statunitense conferma il bando di TikTok. (Gabriele Battaglia) 3) La Geopolitica dell’AI. Washington cerca di mantenere il suo vantaggio nella battagli per l’intelligenza artificiale. (Marco Schiaffino) 4) La legge di depenalizzazione dell’aborto in Francia compie 50 anni. Il discorso di Simon Veil, pronunciato davanti ad un’Assemblea tutta maschile, fece la storia. 5) Mondialità. La sconfitta della diplomazia e la geopolitica nel frullatore. (Alfredo Somoza)

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    Sessantotto lavoratori e lavoratrici della ristorazione licenziati. Grandi Stazioni Retail ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Sarf, la società che da anni gestisce alcuni esercizi commerciali negli spazi della stazione Centrale di Milano. Da qui l’annuncio dei licenziamenti. I sindacati hanno indetto la prima di una serie di giornate di sciopero e oggi hanno fatto un presidio in piazza Duca d’Aosta, vicino all’ingresso della stazione. Abbiamo intervistato Valeria Cardamuro, segretaria della Uiltucs Lombardia.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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