Mi auguro che il Tribunale dell’Aia apra presto l’istruttoria sui crimini contro l’umanità in Ucraina. Dovevamo vederla in Europa per ricordare cos’è la guerra: bambini uccisi e traumatizzati; bombe a grappolo vietatissime; case, ospedali, scuole, edifici pubblici colpiti da missili; file di chilometri di profughi. Nel decennio scorso in Siria (pure là Russia e Occidente in guerra sulla pelle d’altri) s’è devastato, con talune differenze: a Damasco e Aleppo ad esempio i civili non avevano la metropolitana dove ripararsi; i profughi non avevano le porte spalancate dai Paesi vicini che per fortuna oggi hanno chi fugge da Kiev; anche da Ungheria e Polonia che hanno eretto muri e fili spinati contro i profughi dai Balcani già respinti e angariati da Paesi come la Croazia. De Gregori e Venditti faranno un tour tornando ad ammonire dopo 50 anni: «Generale, dietro la collina / ci sta la notte crucca e assassina». «Per capire i tempi bisogna ascoltare cosa dicono i poeti.
Per capire cosa patisce il mondo bisogna interrogare i poeti»: lo disse Martini premiando Turoldo; gli chiese scusa perché non avevamo prestato attenzione alla sua voce profetica. Siam stati sordi al sentire cui diede parole Guccini nell’83: «La notte, udite, sta per finire, / ma il giorno ancora non è arrivato, / sembra che il tempo nel suo fluire / resti inchiodato». Non avendo vegliato s’è adempiuta la profezia di Musil L’uomo senza qualità, Ombra dell’Europa tra le guerre mondiali, mai morta. L’uomo senza qualità non vede il valore di pensieri, decisioni, azioni; ha un deficit d’immaginazione e considera solo l’esistente; è adattabile, funzionale, conformista quanto basta a trarre convenienze per sé e i gruppi in cui ha riconoscimenti e contestatore sin quando non deve giocarsi in prima persona; è cultore dell’identità se questa dà i vantaggi delle appartenenze, distaccato se appartenere comporta condivisione generosa. «Ora capisco il mio non capire»: Guccini rilancia il vegliare: sentinella quanto resta della notte? A Kiev, in Europa, nel mondo. Torniamo a cantare, riempire le piazze, invocare la pace: sempre! La poesia squarcia il buio, apparecchia l’aurora, riporta il sorriso sul viso dei bambini: a Kiev e da noi.