Qualche giorno fa ci ha lasciato un caro amico che non ho mai incontrato. Ne ho tanti di amici così, persone con le quali non ho avuto il piacere di interagire ma che – con il loro lavoro, la loro opera, il loro esempio – mi hanno ispirato e ho sentito vicine. Li chiamo amici perché, ne sono certissimo, se mai li incontrassi di persona finiremmo a parlare e parlare, occhi negli occhi fino al termine della notte, condividendo vita e “alzando in alto i cuori”. Ecco, quest’ultima frase apparteneva proprio a uno di questi amici speciali: Alfio Scandurra.
Ex capitano della gloriosa Pordenone rugby, da diversi anni Alfio si era ritirato a vivere nei boschi, organizzando trekking nella “steppa friulana” insieme al suo migliore amico Fiocco, che non era un montanaro rubicondo che beveva acquavite nelle taverne cantando canzoni degli alpini, ma un meraviglioso asino. Già, un asinello, con cui Alfio aveva sviluppato un rapporto bellissimo e profondo, magistralmente raccontato nel suo libro “Di asini e di boschi – il mio ritorno al selvatico”.
Da anni, Alfio aveva scelto una vita diversa, più lenta, a passo d’uomo e in simbiosi con la natura, una vita in cui si riconosceva pienamente. E per quella natura tanto amata si spendeva senza risparmiarsi, collaborando attivamente con tante associazioni di tutela, tanto dei boschi quanto degli animali, a partire proprio da quel Rifugio degli Asinelli ONLUS, a cui ha chiesto di fare donazioni invece che spenderli per telegrammi o fiori sulla sua tomba.
“Cos’è che mi spinge a tornare alla natura in maniera spartana?” scriveva Alfio nel suo libro “perché questo bisogno quasi fisico di perdermi tra praterie e boschi? Perché, dopo giorni di cammino, ancora mi emoziona guardare Fiocco al mio fianco? Ci ho pensato spesso e penso che sia dovuto al mio desiderio profondo di libertà e pace… in una società basata sul consumo, sulla velocità del tutto e subito, sull’arrivismo del cane mangia cane io non mi ci trovo.
Purtroppo non ne sono immune neanche io, la mia è una ricerca, ma so qual è il mio sentiero per la felicità. Allora esco, parto con poche cose essenziali perché avere troppo è spesso un pesante fardello, parto con il mio Fiocco che spesso è stato mio maestro e camminando con lui la mia mente viaggia fuori dalla dimensione e dal tempo.
Quando la sera mi fermo, Fiocco è sistemato per la notte e con cura seguo il fuoco, un senso di pace mi pervade e il mio essere di inguaribile sognatore prende il sopravvento.
Libertà….parola bellissima anche se spesso abusata.
La mia libertà l’ho trovata nel cammino spartano che sa di infinito, accompagnato dal passo lento e cadenzato di un asino”.
Alfio lascia tre figli, una compagna, l’amato Fiocco e tante persone che gli hanno voluto bene. Se ne va dopo un anno di coraggiosa e silenziosa lotta contro un male infimo e terribile, entrato dentro di lui come un ladro nella notte.
Aveva 52 anni, ne dimostrava 10 di meno ma la sua anima era profonda e antica. Un’anima grande.
Buon viaggio caro amico che non ho avuto il piacere di incontrare
L’ultimo viaggio di Alfio Scandurra, l’ex rugbista che sussurrava agli asini
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Federico Traversa
Genova 1975, si occupa da anni di musica e questioni spirituali. Ha scritto libri e collaborato con molti volti noti della controcultura – Tonino Carotone, Africa Unite, Manu Chao, Ky-Many Marley – senza mai tralasciare le tematiche di quelli che stanno laggiù in fondo alla fila. La sua svolta come uomo e come scrittore è avvenuta grazie all'incontro con il noto prete genovese Don Andrea Gallo, con cui ha firmato due libri di successo. È autore inoltre autore di “Intervista col Buddha”, un manuale (semi) serio sul raggiungimento della serenità mentale grazie all’applicazione psicologica del messaggio primitivo del Buddha. Saltuariamente collabora con la rivista Classic Rock Italia e dal 2017 conduce, sulle frequenze di Radio Popolare Network (insieme a Episch Porzioni), la fortunata trasmissione “Rock is Dead”, da cui è stato tratto l’omonimo libro.