C’è un racconto bello e istruttivo di Albert von Chamisso, La storia
meravigliosa di Peter Schlemihl. Il protagonista in cambio di una borsa d’oro
magica cede al diavolo la sua ombra. Per Schlemihl (disgraziato, sfortunato
in tedesco) cominciano le sventure: non si può vivere privi di ombra, senza la
coscienza d’avere quella parte nera, proiettarla spesso su altri. Thomas Mann
commentò Chamisso: «Giudichiamo un uomo senz’ombra la creatura più
sciagurata e più scandalosa». Saremo dei benintenzionati ma siamo anche
ombra in scelte individuali e comportamenti collettivi, da privati e in vesti
pubbliche (governi, istituzioni sovranazionali, opinion maker), in atti,
omissioni, codardie: “pause umanitarie” invece di “cessate il fuoco” così la
coscienza si sbianca; sarà dei contendenti la colpa di altro sangue innocente.
L’ombra va guardata negli occhi, farci i conti, vigili; se proclamiamo che la
distruggeremo in realtà l’ingigantiamo, la facciam proliferare, creiamo le
condizioni perché abbia il sopravvento. E quando la distruttività dell’ombra
esplode ci stracciamo le vesti impotenti. Oggi l’ombra la fa da padrona.
Stiamo consegnando mondo e Paese all’ombra: a chi assassina e vuole
annientare l’altro in nome di idoli che hanno in odio la vita: identità religiose,
culturali, etniche; a chi mostra incertezze sui confini tra sacrosanto diritto
all’autodifesa di fronte all’obbrobrio di crimini efferati e vendette e ritorsioni
collettive; a chi presenta come efficientamento delle istituzioni (premierato,
limiti alle funzioni del Capo dello Stato) il non aver digerito la Costituzione
antifascista e punta ad un’autocrazia antiparlamentare; a chi per uno 0,01 nei
sondaggi indice manifestazioni che istigano allo scontro di civiltà. Metafora
dell’Io e del Noi di oggi è L’ombra in esilio, di Norman Manea, il
Saggiatore. Il protagonista, novello Schlemihl, è un ebreo scampato a Shoah,
regimi comunisti, crollo del muro di Berlino, 11 settembre, stili di vita Usa.
Lo salva la “fobia della realtà”, l’andar nomade, cultore dell’universo
circense, dell’arte di pagliacci e buffoni, una dose di misantropia, la “colpa”
del sopravvissuto. Che sarà dello Schlemihl che ci abita e non va in esilio?
L’ombra
-
Marco Garzonio
Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.