La sincronicità 1° maggio e presentazione liste per le europee induce a riepilogare le ragioni d’un voto e rianimare l’inerzia di Cacciari nei consensi verso il Pd. Il faro è un’Europa fondata sul lavoro, come dice la nostra Costituzione antifascista ripresa nella Dichiarazione universale dei Diritti, (“non sullo sfruttamento!”, Landini). Lavoro è umanità, responsabilità, dignità, solidarietà, fratellanza; esige negoziazione e concertazione, privato e pubblico tesi al bene comune; è esercizio di democrazia in luoghi dove donne e uomini prestano la propria opera, in rappresentanze sindacali, associazioni professionali di categoria Ordini, Enti locali, parlamenti nazionali, istituzioni comunitarie, consessi internazionali. Il lavoro è per la persona se ci sono: moralità (con retribuzioni orarie di 0,98 centesimi dovrebbe arrossire chi governa che non vigila e i partiti che chiedono salario minimo ma poi non riescono a trovare forme per farlo passare); sicurezza (basta insufficienze nei controlli: un morto ogni 6 ore!); salubrità dei luoghi (caso Di Mare punta d’iceberg di migliaia di casi non riconosciuti); sanità pubblica (non si curano più lavoratori, pensionati, inattivi, immigrati; lo smantellamento in Italia è dissennato: timida e frustrante la sinistra che si lamenta ma non ha soluzioni praticabili); welfare (tutela delle donne in dignità e retribuzione oltreché per il doppio ruolo lavoratrici-mamme); riforme dell’organizzazione (vedi iniziative spagnole). L’altra faccia del lavoro è che ci sia, le persone vengano formate, si svolga nella pace conquistata dalla Liberazione dai nazifascisti. Son motivi che rendono indispensabili Europa e parlamentari che guardino oltre pretese nazionalistiche di potere (premierato) per: politiche economiche tra i colossi Usa e Cina (leggi Prodi e Draghi); fiscalità equa (intollerabile concorrenza tra Stati in sgravi a imprese se migrano da un Paese all’altro; condannabili meloniani no a tasse su extraprofitti e sì a condoni); scuola pubblica inclusiva, dall’infanzia all’università; immigrati lavoratori trattati “come noi”. Può far sorridere oggi leggere che «Il poeta è un operaio» (Majakovskij 1917). Ma se non si vota anche per i sogni vincono i sovranisti.
Lavoro, Europa, inerzia
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Marco Garzonio
Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.