Domenica 19 giugno 2022 è entrata nella storia della Colombia e del Sud America. La roccaforte dei conservatori, la portaerei degli Stati Uniti, il paese della guerra civile infinita, per la prima volta nella sua storia avrà un presidente di sinistra. Gustavo Petro e Francia Márquez hanno ottenuto 11.280.000 voti, 700.000 voti in più del rivale Rodolfo Hernández, l’ingegnere praticamente sconosciuto e dal programma ambiguo che era entrato a sorpresa al secondo turno superando il candidato delle destre storiche colombiane. Destre che sono state compensate in parte con l’aumento dell’affluenza che chiaramente ha favorito il candidato della sinistra. Il Pacto Histórico guidato da Gustavo Petro, formato da oltre 15 sigle, fa parte di quella nuova sinistra fortemente ambientalista e femminista che aveva già vinto in Cile con Gabriel Boric. Con solide radici nelle lotte per la difesa della terra e dei popoli indigeni e contro la corruzione e il narcotraffico. E’ la sinistra dei movimenti di base e contadini che in Colombia è stata sempre schiacciata dalla guerra civile tra l’esercito e le varie guerriglie pagando un prezzo altissimo in vite umane. Una sinistra che ha saputo conquistare lentamente la fiducia dei colombiani governando bene le città, soprattutto la capitale Bogotà, oggi una delle città più vivibili del continente. Con Gustavo Petro si rinforza una nuova geografia politica del continente che vede i principali paesi governati da forze genericamente progressisti, in attesa della sfida di ottobre in Brasile dove si potrebbe chiudere il cerchio.
La storica vittoria delle sinistre colombiane
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Alfredo Somoza
Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)