«Ho scelto di fare la pace con la vita e con gli altri». È il modo che Gemma Capra ha scelto per ricordare il marito Luigi Calabresi, commissario di Polizia assassinato 50 anni fa. Quelle parole m’han toccato il cuore. Sono semplici, sembran venute da un altro mondo: un meteorite su Milano e, per la valenza simbolica delle cose piccole e vere, su Italia, Europa, mondo. Su Milano dove la violenza esplose in piazza Fontana, ma i germi della reazione covavano da quando col centrosinistra l’Italia parve matura da attuare Costituzione, democrazia dell’alternanza, incontro tra cattolicesimo popolare e riformismo socialista. Sul Paese gnucco nel non fare i conti con memoria e verità: son giorni, oltre che per Calabresi di ricorrenze per Pio La Torre, Falcone e Borsellino e grazie a Bellocchio l’omicidio Moro.
Su Europa e altri attori internazionali (Onu, Nato, Usa, Bruxelles, Cina, India, Turchia, Israele) di fatto impotenti perché sempre più irretiti da Putin. Lui continua a condurre il gioco; lascia agli altri d’agire di rimessa. Possono schierarsi in difesa dell’aggredita Ucraina, ma forte è la miopia di usare la politica estera per regolamenti interni (Italia docet!); decidere sanzioni, che però con gli assetti europei sono efficaci sinché non toccano l’interesse di uno Stato o di gruppi. Putin può addirittura alzare la posta, evocare l’incidente nucleare, giustificare la sua invasione con la paura di tutti. La scialuppa di salvataggio Vale per individui, gruppi, Stati. La navigazione della scialuppa, rischiosa e lunga, richiede scorte di: immaginazione, coraggio, pensieri, verità, utopie, cultura, fiducia, umiltà. Ci son scialuppe più di quanto si creda.
Nelle stesse ore in cui Gemma Capra dava respiro a Milano colla sua libertà, ai funerali di Valerio Onida è stato rivelato che, da Presidente della Consulta, il professore s’era prenotato come consulente per i diritti dei detenuti del carcere di Bollate. Fino alla fine fu la sua scialuppa. Ciascuno armi la propria se vuole la pace.