L'Ambrosiano

La protervia di Lukashenko, e di chi come lui; l’Eros di Malala e delle amiche

La notte e il giorno, il male che umilia e la ferita che come in un quadro di Fontana squarcia la tela, schiude alla speranza. In una settimana la vita pubblica mostra due facce: Lukashenko trafficante di Stato lancia migliaia di disperati attratti con l’inganno contro l’Europa da cui (2020) venne bollato usurpatore (solo la Lega fan di Putin s’astenne); Malala, ridotta in fin di vita dai talebani mentre andava a scuola (2012), simbolo del riscatto femminile, ora si sposa col suo Asser Malik: rilancia tragedia e sogni delle afgane e delle donne vittime di violenza. La cultura classica ha una parola per nominare la protervia dei dittatori: ubris. La propensione a contendere al divino il potere di disporre dei destini umani rimanda a radici oscure: l’etimo è ignoto anche ai linguisti.

Per contrastarla la civiltà ha opposto Dike, la giustizia. La storia è tumultuoso scontro tra i due poli. Lo spettro di ubris è vasto e contagioso: la manipolazione (la Polonia vuol prevalere sul diritto comunitario ma ora fa la vittima per finanziarsi i muri che già progettava); la violenza agita, cui né organismi internazionali (impotenza cronica Onu), né istituzioni comunitarie (l’Europa immatura in solidarietà, esteri, difesa, esposta a ricatti: Erdogan ante Lukashenko docet), né quelle nazionali (foraggiamo la guardia costiera libica e i suoi lager); la presunzione (Regione Lombardia sfida le opposizioni sulla Sanità: non ha imparato né dal Covid, né dalla storia: l’unità batté l’emergenza terrorismo, non i singoli egoismi).

Malala non la favola rosa, ma la via di Eros. L’amore tien testa a ubris. Eros nasce da Penia (la povertà) e da Poros (l’espediente ingegnoso). Penia fu esclusa dagli dei in festa per la nascita di Afrodite. Non s’arrese. Quando Poros ubriaco per le divine bevute s’abbandonò sul prato, approfittò di lui e rimase incinta. Eros non è frecce e cuoricini, cartiglio di Baci Perugina, ma passione, inesausto desiderio. Dalla madre prese il valore della mancanza; dal padre inventiva e lasciarsi andare. É energia psichica, investe, si dona, rifiuta il possesso, genera legami. Gli dei sull’Olimpo fan festa e i Lukashenko invidiosi credono di dominare altri e mondo con patimenti e morte. Eros è vita. Malala e le sue amiche con lui.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    La transizione s’ha da fare, ma verso il militare. Di fronte al piano di riarmo europeo da 800 miliardi voluto dalla Presidente della Commissione Ue Von der Leyen, la transizione ecologica per la decarbonizzazione dell’economia slitta in secondo piano. Questo vale soprattutto per l’automotive: la conclamata crisi del settore – frutto della miopia dei produttori auto e delle scelte non incisive né coerenti della politica – è diventata ora l’occasione non per accelerare sull’elettrificazione dei trasporti, ma per promuovere la riconversione produttiva verso l’industria della difesa e delle armi. Il nono episodio del podcast “A qualcuno piace verde”, il Podcast di alleanza Clima Lavoro a cura di Massimo Alberti, racconta – a partire dal convegno “Mobilità sostenibile al lavoro” che si è tenuto a Torino il 13-14 marzo 2025 – il passaggio in Europa e in Italia dal Green Deal al War Deal. Con l’automotive, appunto, come snodo centrale.

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