Appunti sulla mondialità

La globalizzazione è finita?

A sentire Larry Fink, Ceo di BlackRock, il più grande fondo di investimento mondiale, la guerra in Ucraina avrebbe posto fine alla globalizzazione, almeno così come l’abbiamo conosciuta finora. Fink spiega anche che la pandemia prima, la guerra poi hanno esacerbato la polarizzazione e le tendenze estremistiche in seno alla società: è quel fenomeno che in America Latina è conosciuto da anni con il nome di grieta, “spaccatura insanabile”. Poi però lo stesso Fink ci ricorda che a chiudere la fase storica della globalizzazione non sarà la necessità di superare la dipendenza dal gas russo, argomento valido solo per Europa e Cina, e nemmeno l’isolamento della Russia dal mercato dei capitali: saranno piuttosto le diverse valutazioni formulate dai governi nazionali e dalle grandi aziende circa la loro dipendenza da altri Paesi.

In sostanza, Fink si limita a denunciare (con grande ritardo) una tendenza in corso da anni, che ha vissuto una grande accelerazione durante la pandemia e sulla quale, in realtà, la guerra in Ucraina sta avendo impatto marginale. Si tratta del reshoring, cioè del rientro in patria della aziende delocalizzate; a ciò si aggiunge il fatto che gli Stati stanno tornando a svolgere sia il ruolo di controllori dell’economia, cui avevano abdicato da almeno 30 anni, sia quello di soggetti economici attivi, che investono nei settori ritenuti strategici: anche questo tipo di iniziativa era stato quasi dimenticato. È stata la pandemia a “smascherare” la debolezza dei Paesi europei e nordamericani che avevano trasferito tecnologia e interi comparti industriali in Asia; nel frattempo la Cina si premurava di assicurarsi il controllo dei mercati delle materie prime strategiche grazie a politiche specifiche nei confronti di America Latina e Africa. La guerra in Ucraina avrà altre conseguenze, soprattutto sul settore dell’energia e su quello dell’industria bellica: si registreranno passi indietro sia per quanto riguarda il rispetto degli standard delle emissioni di CO2, sia per l’aumento spropositato e inutile dei sistemi di armamento.

Ma la globalizzazione è finita sul serio? Assolutamente no, contrariamente a quanto afferma il Ceo di un fondo che gestisce 10mila miliardi di dollari. L’odierna mappa dell’economia mondiale, e soprattutto dei ruoli e dei luoghi di produzione, è il frutto di tre decenni di investimenti e di profonde trasformazioni anche culturali avvenute nella società. A cambiarla non sarà una guerra, che tra l’altro coinvolge un Paese marginale come l’Ucraina e una potenza militare che si rapporta con il mondo soltanto vendendo commodities alimentari ed energetiche.

Stati Uniti e Cina continueranno a scontrarsi sul piano commerciale e senza dubbio nelle aree economicamente forti vi saranno nuovi investimenti per produrre semiconduttori e batterie, oltre che dispositivi sanitari. L’economia mondiale sarà un po’ meno globalizzata, ma si tratterà di una riduzione limitatissima perché l’economia-mondo ci ha resi simili a un organismo vivente che, per vivere, ha bisogno di ogni suo organo e di ogni sua funzione, e non c’è più spazio per autarchie né per il ritorno a Stati onnipresenti e onnipotenti in economia. Soprattutto, è cambiata la cultura: nei fatti, e non solo nella retorica, nel mondo c’è maggiore consapevolezza del fatto che si sta tutti sullo stesso pianeta. Da qui derivano anche le reazioni di fronte al deflagrare della guerra in Ucraina, considerata culturalmente una cosa del passato, per lo meno quando scoppia in Europa, visto che nel resto del mondo le guerre sono state sempre presentissime.

Sono questi i due livelli sui quali si svolge oggi la nostra esistenza. Quello dei sogni sulla maggiore libertà e tolleranza che regnerebbe nel mondo, indotti dai venditori di prodotti e servizi, e quello della dura realtà nella quale sprofondiamo quando ci colpisce una pandemia o quando il regime di turno mette in moto i carrarmati. Parrebbero fenomeni contrastanti, in realtà sono le due facce della stessa moneta.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

ALTRO DAL BLOGVedi tutti
ARTICOLI CORRELATITutti gli articoli

Adesso in diretta

  • Ascolta la diretta

Ultimo giornale Radio

  • PlayStop

    Giornale Radio sabato 22/02 08:29

    Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi. Tutto questo nelle tre edizioni principali del notiziario di Radio Popolare, al mattino, a metà giornata e alla sera.

    Giornale Radio - 22-02-2025

Ultimo giornale Radio in breve

  • PlayStop

    Gr in breve sabato 22/02 10:30

    Edizione breve del notiziario di Radio Popolare. Le notizie. I protagonisti. Le opinioni. Le analisi.

    Giornale Radio in breve - 22-02-2025

Ultima Rassegna stampa

  • PlayStop

    Rassegna stampa di sabato 22/02/2025

    La rassegna stampa di Popolare Network non si limita ad una carrellata sulle prime pagine dei principali quotidiani italiani: entra in profondità, scova notizie curiose, evidenzia punti di vista differenti e scopre strane analogie tra giornali che dovrebbero pensarla diversamente.

    Rassegna stampa - 22-02-2025

Ultimo Metroregione

  • PlayStop

    Metroregione di venerdì 21/02/2025 delle 19:49

    Metroregione è il notiziario regionale di Radio Popolare. Racconta le notizie che arrivano dal territorio della Lombardia, con particolare attenzione ai fatti che riguardano la politica locale, le lotte sindacali e le questioni che riguardano i nuovi cittadini. Da Milano agli altri capoluoghi di provincia lombardi, senza dimenticare i comuni più piccoli, da dove possono arrivare storie esemplificative dei cambiamenti della nostra società.

    Metroregione - 21-02-2025

Ultimi Podcasts

  • PlayStop

    Il demone del tardi di sabato 22/02/2025

    a cura di Gianmarco Bachi

    Il demone del tardi - 22-02-2025

  • PlayStop

    Apertura Musicale di sabato 22/02/2025

    Svegliarsi con la musica libera di Radio Popolare

    Apertura musicale - 22-02-2025

  • PlayStop

    Slide Pistons – Jam Session di venerdì 21/02/2025

    La frizzante trasmissione di Luciano Macchia e Raffaele Kohler. Tutti i sabati su Radio Popolare dalla mezzanotte all'una. In onda le scorribande musicali dei due suonatori d’ottone in giro per la città, assecondate da artisti formidabili e straordinari.

    Slide Pistons – Jam Session - 21-02-2025

  • PlayStop

    Doppia Acca di venerdì 21/02/2025

    Dal 2011 è la trasmissione dedicata all’hip-hop di Radio Popolare.

    Doppia_Acca - 21-02-2025

  • PlayStop

    News della notte di venerdì 21/02/2025

    L’ultimo approfondimento dei temi d’attualità in chiusura di giornata

    News della notte - 21-02-2025

  • PlayStop

    Psicoradio di venerdì 21/02/2025

    Psicoradio, avviata nel 2006 dalla collaborazione tra il Dipartimento di Salute Mentale di Bologna e Arte e Salute Onlus, è una testata radiofonica dedicata alla salute mentale. Include un corso triennale per utenti psichiatrici, guidato dalla prof. Cristina Lasagni, e una programmazione che esplora temi psicologici attraverso vari registri: poetico, informativo, ironico e autobiografico. Psicoradio ha realizzato oltre 220 trasmissioni nazionali, campagne di sensibilizzazione e convegni su temi di salute mentale.

    Psicoradio - 21-02-2025

  • PlayStop

    Musiche dal mondo di venerdì 21/02/2025

    Musiche dal mondo è una trasmissione di Radio Popolare dedicata alla world music, nata ben prima che l'espressione diventasse internazionale. Radio Popolare, partecipa alla World Music Charts Europe (WMCE) fin dal suo inizio. La trasmissione propone musica che difficilmente le radio mainstream fanno ascoltare e di cui i media correntemente non si occupano. Un'ampia varietà musicale, dalle fanfare macedoni al canto siberiano, promuovendo la biodiversità musicale.

    Musiche dal mondo - 21-02-2025

  • PlayStop

    Sui Generis di venerdì 21/02/2025

    Una trasmissione che parla di donne e altre stranezze. Attualità, cultura, approfondimenti su femminismi e questioni di genere. A cura di Elena Mordiglia.

    Sui Generis - 21-02-2025

  • PlayStop

    "I funerali dell'anarchico Pinelli", la nuova collocazione è un'occasione mancata

    "I funerali dell'anarchico Pinelli" di Enrico Baj ha trovato la sua casa definitiva. Dopo esser stata esposta a Palazzo Reale, l'opera che l’artista e il gallerista Marconi volevano donare a Milano e che l'amministrazione in più di quarant'anni non era riuscita a collocare, è stata trasferita al Museo del Novecento, nella Galleria "Gesti e processi" al quarto piano della struttura. L'opera però è stata scomposta e la rappresentazione della finestra della Questura dalla quale venne fatto cadere Pinelli è stata messa di lato, non in alto come dovrebbe essere. Una scelta che sminuisce il senso dell'opera. Il servizio di Tiziana Ricci e l'intervista alla figlia di Giuseppe Pinelli, Claudia

    Clip - 21-02-2025

  • PlayStop

    L'Orizzonte delle Venti di venerdì 21/02/2025

    A fine giornata selezioniamo il fatto nazionale o internazionale che ci è sembrato più interessante e lo sviluppiamo con il contributo dei nostri ospiti e collaboratori. Un approfondimento che chiude la giornata dell'informazione di Radio Popolare e fa da ponte con il giorno successivo.

    L’Orizzonte delle Venti - 21-02-2025

Adesso in diretta