L'Ambrosiano

I poveri «adesso, non domani». Sennò: cin cin con vodka e lambrusco

«Io non ho mai contato i poveri, perché non si possono contare; i poveri si abbracciano, non si contano». Lo scriveva don Primo Mazzolari nel 1949 su Adesso. «Adesso, non domani – era il motto del quindicinale da lui fondato, ndr – All’infuori del caso che domani un altro possa far meglio ciò che io non so fare … rimandare a domani è neghittosità e vigliaccheria. Adesso è un atto di coraggio. Un uomo d’onore non lascia agli altri la pesante eredità dei suoi adesso traditi». Invece dopo 70 anni siam qui a contarli i poveri. Quasi 6 milioni (il 10 per cento degli italiani) sono in povertà assoluta dice la Caritas; per 15 milioni il grado di indigenza è “medio”: stan per scivolare in basso. C’è stata la crisi: Covid prima e poi aggressione di Putin all’Ucraina, diplomazie impotenti. Quell’«Adesso, non domani» urge. Gli «adesso traditi», le «pesanti eredità», «neghittosità e vigliaccheria» sono ombre inquietanti sul Paese. Don Mazzolari (1890-1959) prete e partigiano fu profeta della modernità, non capito e osteggiato. Lo riscattò papa Giovanni chiamandolo: “Tromba dello Spirito Santo in Val Padana” (quella dei lavoratori della Bassa, non dell’autonomia differenziata con cui la Lega farà aumentare disuguaglianze e ingiustizie). Numeri della Caritas e abbracci di Mazzolari congiunti sono la sfida che può forse liberare il Paese ostaggio di psicodrammi berlusconiani, Salvini pro Putin, ambiguità delle destre. La denuncia drammatica della Caritas investe chi doveva essere interlocutore naturale di quei poveri (a cominciare dal Pd) e non ha colto umanamente il grido dei bisognosi né ha operato politicamente. La povertà non è fatalità o destino ma conseguenza di scelte e di ignavie personali (egoismi) e collettive (democrazia non partecipata). Ma nulla è perduto. Bisogna però lasciarsi educare ed evangelizzare dai poveri. Cambiar mentalità, stili di vita, creare fratellanza. Mazzolari «aveva il passo troppo lungo e noi si stentava a tenergli dietro», persino Montini fece autocritica. E la sinistra? Tocca a lei cambiare, allungare il passo. Gli interessi aspettano solo incoerenze, inerzie, passi incerti, impacciati, obliqui per brindare con vodka e lambrusco a Putin.

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    Sessantotto lavoratori e lavoratrici della ristorazione licenziati. Grandi Stazioni Retail ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Sarf, la società che da anni gestisce alcuni esercizi commerciali negli spazi della stazione Centrale di Milano. Da qui l’annuncio dei licenziamenti. I sindacati hanno indetto la prima di una serie di giornate di sciopero e oggi hanno fatto un presidio in piazza Duca d’Aosta, vicino all’ingresso della stazione. Abbiamo intervistato Valeria Cardamuro, segretaria della Uiltucs Lombardia.

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