La nuvola di Fuksas a Roma, dove si sono incontrati i potenti del mondo, è un enorme bozzolo di acciaio sospeso da terra. Ed è difficile non vedere un po’ di metafora in quella distanza, con il pianeta sotto e loro sopra.
Sospesi nella nuvola, i potenti dovevano dare una risposta su ambiente, pandemia, e disuguaglianze.
Sull’ambiente è arrivata la promessa di contenere l’aumento della temperatura entro un grado e mezzo “attorno a metà del secolo“.
Aldilà della vaghezza della deadline (la Russia, ad esempio, ha già detto che loro intendono come 2060, non 2050!) stabilire obiettivi e rifiutare le misure per raggiungerli – come avvenuto sul carbone – sono cose in palese contraddizione tra loro
Il tutto mentre la scienza dice che il target del grado e mezzo in più sarà sforato già tra dieci anni, nel 2030.
E poi i vaccini: a parole, tutti per immunizzare il 70 per cento della popolazione mondiale entro la fine del 22.
Nei fatti, nessuna liberalizzazione dei brevetti neppure provvisoria e nessuna azione neppure persuasiva verso le aziende che li possiedono – e che da quasi un anno stanno facendo profitti per oltre 4 miliardi al mese.
Infine l’accentramento mai visto di capitali nelle mani di poche aziende globali che eludono le imposte.
Apple Google, Amazon e Facebook – 50 miliardi di profitti solo nell’ultimo trimestre – pagheranno al massimo il 15 per cento.
Chi vive del suo lavoro paga invece (minimo) il 23 per cento.
È la progressività al rovescio, Robin Hood al contrario.
La nuvola era lì, con il suo acciaio blindato sospeso nell’aria.
Il pianeta, con le sue ingiustizie, è rimasto sotto.