Attraverso in bici le strade di Quarto Oggiaro, quartiere a nord di Milano, per decenni e anche oggi emblema, quasi paradigma, della periferia.
I balconi delle case di Quarto Oggiaro sono una sfilata di bandiere tricolori.
Ci sono gli europei di calcio e stasera c’è la partita, Italia-Austria.
Osservo i tricolori sui balconi ripensando a cosa ho appena letto nella mia bolla social, composta da molte persone di sinistra, persone con titoli di studio, professioni, spesso storie di impegno e militanza:
“basta, con me la nazionale ha chiuso”
“gli europei per me sono finiti”
“forza Belgio!”
“forza Germania!”
“piuttosto che tifare Italia, non tifo nessuno”
La questione è ovviamente quella dell’inginocchiarsi prima del fischio di inizio della partita, contro il razzismo. Questione che conoscete e che non sto quindi a riassumere.
Ora, la lotta al razzismo è urgente e necessaria. I gesti di solidarietà esercitati da personaggi famosi come i calciatori della nazionale possono essere molto importanti.
Io però se fossi in te, cara sinistra, mi ricorderei di quel lavoro su te stessa che affermavi di volere fare, quello per cercare di recuperare almeno un po’ di connessione con il Paese e in particolare con le sue fasce più popolari. Potresti legittimamente invitare i calciatori a esprimersi. E al tempo stesso fare comunque il tifo per la nazionale. Entrambe le cose sono popolari, e tutto sommato stare dentro questa contraddizione potrebbe essere un’occasione per farti ascoltare di più.
Mettersi a tifare contro, invece, o sdegnosamente chiamarsi fuori, mi sembra un filo controproducente.
Buona partita.
Ps:
Il post è valido anche se nel frattempo l’Austria si fosse presa la rivincita su Vittorio Veneto.