L'Ambrosiano

Foibe, Shoah, miss Hitler: Milano resista, si opponga al caos, dia la linea

I monumenti dicono ciò che accomuna e cosa separa. Milano ha fatto i conti con orrori delle foibe e indicibile della Shoah. Nel 2020 ha dedicato una grande stele ai martiri degli eccidi di Tito e agli italiani delle terre giuliano-dalmate ridotti a profughi, umiliati da una Patria matrigna per cattiva coscienza, pavidità, convenienze. Sorge in piazza della Repubblica. Poco più in là un Memoriale impone la ferita insanabile della Shoah. È il Binario 21, alla Centrale; di lì partivano i carri bestiame pieni di ebrei, partigiani, politici diretti ad Auschwitz e negli altri inferni di annientamento dell’umano.

Foibe e Shoah rientrano nei crimini di guerra, ma hanno natura diversa: equipararli è un delitto nei confronti della storia oltreché errore. Sul confine orientale i comunisti di Tito hanno commesso efferati massacri e perseguitato gli italiani in nome di una feroce pulizia etnica: acme d’una guerra tra le più cruente tra Paesi ed eserciti che si fronteggiavano da anni.

Totalmente diversa la Shoah: da una parte il regime nazista, dall’altra un popolo inerme del quale sono intessute filosofia, società, politica, cultura, arti: gli Ebrei. Il primo aveva la sinistra tracotanza per osare il mai prima pensato: “soluzione finale”, sterminio del popolo ebraico. Questo disponeva d’una cosa sola: la sua umanità.

Ora, in Senato, Fratelli d’Italia, coll’intento di punire i negazionismi, cerca di comparare foibe e Shoah. L’operazione è pericolosa: omologa nazismo e comunismo; nel paciugo rende indistinti i crimini; sdogana i sovranismi; sottovaluta i rigurgiti neonazisti riducendo certa minacciosa propaganda d’odio a nostalgie di gruppetti o estemporaneità (indagini han rivelato una miss Hitler milanese!).

Salda tra piazza della Repubblica e Binario 21 Milano, Medaglia d’Oro della Resistenza, resista ancora! La rappresentatività politica del Consiglio comunale abbia un sussulto, mandi al Senato un messaggio chiaro: la Next Generation Eu ha bisogno di interventi economici, ma anche d’una vigilanza perché ai giovani arrivi netta la terribile identità del male assoluto. Conoscerlo, farne memoria inequivoca immunizza da infauste ripetizioni: latenti, insidiose, inquietanti. 

  • Marco Garzonio

    Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.

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    Sessantotto lavoratori e lavoratrici della ristorazione licenziati. Grandi Stazioni Retail ha deciso di non rinnovare il contratto d’affitto con Sarf, la società che da anni gestisce alcuni esercizi commerciali negli spazi della stazione Centrale di Milano. Da qui l’annuncio dei licenziamenti. I sindacati hanno indetto la prima di una serie di giornate di sciopero e oggi hanno fatto un presidio in piazza Duca d’Aosta, vicino all’ingresso della stazione. Abbiamo intervistato Valeria Cardamuro, segretaria della Uiltucs Lombardia.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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