Luigi Sailer pubblicò nel 1865 “L’arpa della fanciullezza” raccolta per bambini. Una, “La farfalletta” conosciuta come “La vispa Teresa”, gli diede fama. Sailer dedicò la poesia a una principessina di Savoia-Carignano ritenuta «bambina incorreggibile perché mal avvezza». Trilussa ne fece un seguito. La filastrocca viene in mente nel leggere le reazioni della Premier Meloni alla sentenza di Catania che riconosce i diritti dell’uomo-migrante.
La vispa Meloni
avea tra le dita
d’un giudice attento
sentenza inaudita.
Da madre basita
sui media accanita
gridava d’un botto:
«È tutto un complotto!
Eletti siam stati
a gran maggioranza;
diritto s’inchini:
la destra sovranza!»
Ma a lei rispondendo
magistrato obiettò:
«Le leggi applicando
che male ti fò?
Tu sì mi fai male
col telegiornale.
Deh, lasciami! Anch’io
son figlio di Dio!
Giustizia m’è cara
con leggi corrette;
ma se uno le spara
ragione dismette,
poi grida “congiura!”:
che sia una stortura
non posso tacere,
bocciare è dovere».
Confusa, stizzita,
Meloni arrossì,
la mente rapita
dal Palazzo sortì
capro espiatorio
cercando affannata:
la nuova puntata
d’un modo pretorio.