E improvvisamente nel magico mondo della sinistra lombarda, da delle belle ma anche belli addormentati nel bosco, scoppia una voglia forsennata di provare a fermare il DDL Zan.
Quanto deve essere stato lungo il sonno
di questi che per mesi pur in presenza di un testo già stranoto e votato dalla Camera dei Deputati, non hanno mai pensato di fare comunella e proprio in questi giorni che solo casualmente sono decisivi per il futuro della legge, se ne escono con un appello per rivedere tutto?
Il contenuto dell’appello dite?
Nulla che non potrebbe stare comodamente nella bocca di Pillon o della Meloni.
L’idea che quei perfidi omosessuali si infilino nelle scuole per fare propaganda alla gestazione per altri, che ovviamente le belle e i belli addormentati nel bosco chiamano “utero in affitto” che fa più scena e sfina e l’insopprimibile orticaria all’idea che ci sia un riconoscimento anche all’identità di genere.
Come si permettono delle donne trans di voler essere considerate donne?
È questa la qualità del documento che gira in rete e che vede firme di gente che se la racconta pure d’essere progressista.
Un documento di una disonestà intellettuale che leva il fiato.
Almeno in certi ambienti di destra sono meno ipocriti e te la dicono chiara.
Non avete diritto a nessuna tutela in più.
Invece le belle e i belli addormentati nel bosco che popolano il variegato mondo della sinistra giocano a fare i Conte Mascetti sulla nostra pelle.
Delle supercazzole più dolorose dei pugni che riceviamo per strada se ci teniamo per mano.