Appunti sulla mondialità

Demografia globale

Due dati demografici recenti ci parlano del futuro: sul pianeta siamo oltre otto miliardi di esseri umani e, per la prima volta dal 1961, la Cina ha registrato un calo demografico, tanto che nel 2023 non sarà più il primo Paese al mondo per popolazione, superata dall’India. I due dati risultano tra loro complementari, soprattutto se li si osserva in una prospettiva di lungo termine. La frenata demografica cinese, infatti, non può essere considerata episodica, e nemmeno una “semplice” conseguenza delle politiche restrittive sul diritto alla procreazione varate in passato dalle autorità, ma è frutto anche dalla crescita economica che ha cambiato lo stile di vita di ampie fasce della popolazione cinese e, più in generale, dal processo che ha visto la civiltà contadina tradizionale trasformarsi in una società operaia di massa. In questi ultimi decenni, lo stesso è accaduto anche in altri Paesi: a livello planetario, il sorpasso della popolazione urbana su quella rurale è avvenuto nei primi anni 2000. Ovunque si sia verificato questo fenomeno, la fertilità media per donna è calata. Proprio questo è stato uno dei principali freni alla crescita demografica globale.

Dunque siamo sì otto miliardi, numero enorme, ma la prospettiva di crescita oggi è ridimensionata rispetto alle proiezioni fatte 30 anni fa. Le attuali proiezioni elaborate dalle Nazioni Unite ci parlano di tempi ancora lunghi prima di arrivare al picco, previsto attorno al 2180, dopo il quale la popolazione globale comincerà a scendere. Nel frattempo, però, si saranno aggiunti altri due miliardi di uomini e donne nati soprattutto nei Paesi più poveri, laddove ancora il lavoro agricolo richiede braccia, dove le campagne per la salute sessuale e la prevenzione non esistono per povertà o sono rifiutate per convinzione religiosa. Nei prossimi anni sarà infatti l’Africa il continente che farà il grande salto demografico: attorno al 2050 la Nigeria contenderà agli Stati Uniti il terzo posto al mondo per popolazione e l’intero continente avrà raddoppiato la sua popolazione attuale. La Cina, che come si è visto già comincia a calare demograficamente, si troverà presto ad affrontare gli stessi problemi dell’Europa e del Nordamerica: l’invecchiamento della popolazione, il peso crescente dei pensionati (e dunque anche dei servizi sanitari e di welfare per la terza età), la carestia di giovani da impiegare.

L’altro mondo invece, quello ancora in crescita, deve far fronte ai problemi opposti: dalle mancanze di servizi e di cure per giovani mamme e bambini all’eterno deficit dell’offerta formativa, fino all’abbondanza di giovani senza impiego, premessa per l’emigrazione.

Quelli che abbiamo definito due “mondi” diversi si trovano però sullo stesso pianeta. Anzi, di fatto sono fortemente interdipendenti: c’è chi esporta braccia e chi le importa, chi ha lasciato l’agricoltura e chi continua a produrre alimenti. Non è però un’interdipendenza all’acqua di rose. Le gigantesche disparità nella distribuzione delle opportunità, a livello locale e su scala globale, l’avanzare degli effetti peggiori dei cambiamenti climatici, la mancanza di una politica migratoria globale che regoli i flussi e garantisca i diritti, l’instabilità endemica di Paesi vittime della criminalità o di conflitti armati rendono il mondo ancora una volta incapace di pensarsi come comunità.

Ci vorrebbe invece uno sguardo d’insieme per gestire la transizione demografica in corso, così come per affrontare la sfida ambientale e per provare a risolvere i conflitti aperti. Tutti temi di alta politica, per i quali in verità ci sono molte ricette, alcune semplici altre complesse, che troviamo scritte in tutti i rapporti delle Nazioni Unite. Un organismo, formato e finanziato dagli Stati, il cui lavoro però, a quanto risulta, non viene mai nemmeno preso in considerazione dai decisori. La sfida demografica è soltanto uno dei dossier aperti che riguardano questa globalizzazione, ancora alla ricerca di uno sguardo attento, di idee, di volontà politica per essere governata.

  • Alfredo Somoza

    Antropologo, scrittore e giornalista, collabora con la Redazione Esteri di Radio Popolare dal 1983. Collabora anche con Radio Vaticana, Radio Capodistria, Huffington Post e East West Rivista di Geopolitica. Insegna turismo sostenibile all’ISPI ed è Presidente dell’Istituto Cooperazione Economica Internazionale e di Colomba, associazione delle ong della Lombardia. Il suo ultimo libro è “Un continente da Favola” (Rosenberg & Sellier)

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    “Regole a Milano” sempre più spietate: i Delta V raccontano il nuovo album

    E’ da poco uscito “In Fatti Ostili”, nuovo album della storica formazione milanese Delta V. Durante il tour promozionale del disco, Martina e Carlo sono passati a Volume per raccontarcelo e suonarci alcuni pezzi dal vivo. A legare le nuove tracce, raccontano, “è stato il senso di spaesamento” ma anche “la sensazione di vivere in un mondo sempre più ostile e rivolto unicamente a se stesso”. Nella forma di un elegante cantautorato elettronico, l’album offre una lucida fotografia della società di oggi, in cui concetti di fiducia, altruismo e speranza paiono sempre più lontani. La metafora che la band utilizza per affrontare questi temi è spesso quella della città da cui proviene: “Milano ricorda molto Dorian Grey, si specchia e si vede sempre bella e giovane ma manca sempre più di sostanza”. Ascolta l’intervista e il MiniLive dei Delta V, a cura di Dario Grande.

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    L'Orizzonte è l’appuntamento serale con la redazione di Radio Popolare. Dalle 18 alle 19 i fatti dall’Italia e dal mondo, mentre accadono. Una cronaca in movimento, tra studio, corrispondenze e territorio. Senza copioni e in presa diretta. Un orizzonte che cambia, come le notizie e chi le racconta. Conducono Luigi Ambrosio e Mattia Guastafierro.

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    Un percorso attraverso la stratificazione sociale italiana, un viaggio nell’ascensore sociale del Belpaese, spesso rotto da anni e in attesa di manutenzione, che parte dal sottoscala con l’ambizione di arrivare al roof top con l’obiettivo dichiarato di trovare scorciatoie per entrare nelle stanze del lusso più sfrenato e dell’abbienza. Ma anche uno spazio per arricchirsi culturalmente e sfondare le porte dei salotti buoni, per sdraiarci sui loro divani e mettere i piedi sul tavolo. A cura di Alessandro Diegoli e Disma Pestalozza

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    In Cisgiordania situazione sempre più pericolosa, anche per gli attivisti

    Dopo l'aggressione a tre attivisti italiani in un villaggio vicino a Gerico, abbiamo intervistato Elena Castellani, attivista di Assopace Palestina, una delle organizzazioni di sostegno della missione in interposizione non violenta nei territori occupati, che ci spiega qual è il lavoro dei volontari e il contesto nel quale si trovano. “Gli attivisti internazionali di interposizione non violenta – spiega Elena Castellani - aiutano i palestinesi in vari modi, come la sorveglianza notturna o diurna, l'accompagnamento dei bambini, dei pastori, per cercare di evitare le aggressioni dei coloni, che sono praticamente quotidiane: i palestinesi vengono feriti, malmenati, a volte anche uccisi e quando va meno peggio, i coloni distruggono le proprietà, le case, ammazzano gli animali. I coloni vengono fiancheggiati dai militari israeliani che, invece, di proteggere gli aggrediti difendono i coloni, cioè gli aggressori”. L'intervista di Alessandro Principe.

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    La Fura dels Baus a Milano con un Amleto contemporaneo che lotta per l'ambiente

    La Fura dels Baus, celebre compagnia catalana, torna a Milano, alla Fabbrica del Vapore con la sua nuova creazione immersiva “SONS: SER O NO SER”, ispirata all’Amleto di William Shakespeare. L’opera sarà in scena fino al 14 dicembre 2025 in un allestimento site-specific che trasformerà completamente gli spazi della Fabbrica del Vapore, offrendo al pubblico un’esperienza sensoriale e coinvolgente fuori dagli schemi, che attraversa temi contemporanei, dall'ambiente ai conflitti. Lo ha spiegato Carlus Padrissa, direttore artistico della Fura dels Baus.

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