Scelgo eventi e ricorrenze esemplari d’una settimana tra tante di tempi bui. Alexei Navalny è stato assassinato (o Salvini ha notizie di prima mano da Putin?). Il 24 è il 2° anniversario dell’invasione russa dell’Ucraina. Su eliminazione di dissidenti, missili, droni il già tenente colonnello del Kgb punta per restare al Cremlino; l’Occidente è stanco; fatica a cercar armi e pensa alle elezioni più che alla pace. In Israele Netanyahu pare scelga il sacrifico degli ostaggi vittime della disumanità di Hamas; liberare prigionieri delle carceri di Tel Aviv è premessa di Stato palestinese: la sua fine. I morti a Gaza son quasi 30mila. Da noi la Cassazione ha sancito: è reato consegnare i migranti alla Libia: non è porto sicuro. Il Tribunale di Brindisi ha sospeso il fermo della Ocean Viking; class action in arrivo; decreto Piantedosi fa acqua. È il fallimento di Meloni-ci-penso-io: «673 milioni buttati in mare», secondo Mons. Perego responsabile della Cei. La maggioranza tetragona vota per la “deportazione” in Albania. Il governo-Dio-patria-famiglia tira diritto. Non arrossisce dopo le indagini su omissione di soccorso statali a Cutro. Danno e beffa: il naufragio con cento tra morti e dispersi e il nome dato a leggi disumane (“decreto Cutro”): impongono più detenzione a disperati che solo il rispetto del diritto internazionale chiedono e rischi per i fragili (il giovane di 22 anni della Guinea suicida a Ponte Galeria). La passione per i diritti non è nel Dna della destra destra neanche se le vittime sono italiane. Nordio critica i legali di Ilaria Salis (ceppi e catene dell’amico Orban); dopo Firenze non vuole l’omicidio sul lavoro ma più pene a chi sgarra (ispettori pochi però). Ci sono una maggioranza illiberale (identificato chi a Navalny porta fiori come il loggionista del W la Costituzione antifascista), con fastidi e bavagli per la stampa, e un’Italia del riscatto. In carcere a Opera è molto vivo il Laboratorio di lettura e scrittura creativa. Detenuti scrivono poesie e dal legno dei barconi naufragati traggono violini e statue del Presepe. Guida i poeti Silvana Ceruti. Marco Manzoni ha fatto ora un docufilm. Chissà che non arrivi a Palazzo Chigi e ponga domande! La speranza è l’ultima a morire. La poesia la anima.
Carceri, disumanità, poesia
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Marco Garzonio
Giornalista e psicoanalista, ha seguito Martini per il Corriere della Sera, di cui è editorialista, lavoro culminato ne Il profeta (2012) e in Vedete, sono uno di voi (2017), film sul Cardinale di cui firma con Olmi soggetto e sceneggiatura. Ha scritto Le donne, Gesù, il cambiamento. Contributo della psicoanalisi alla lettura dei vangeli (2005). In Beato è chi non si arrende (2020) ha reso poeticamente la capacità dell’uomo di rialzarsi dopo ogni caduta. Ultimo libro: La città che sale. Past president del CIPA, presiede la Fondazione culturale Ambrosianeum.