Il disegno di Claudio Bernardi è la copertina di Comunicazioni Sociali rivista della Cattolica. L’alternativa di Amleto si aggiorna rispetto ai poli dell’«essere o non essere»; sprona a inventare esiti imprevisti. Il dubbio oscilla tra il non fare nulla («morire») e il «recitare»; ovvero «giocare»: in inglese to play significa anche il “come se” del gioco: immaginazione, creatività, fantasia. Il gioco è cosa seria. Ha regole, finalità specifiche inserite in una visione etica generale. «L’uomo è completamente uomo solo quando gioca», scriveva Schiller. Ma già nella Bibbia è detto che Dio ha creato il mondo “giocando” con la Sapienza. «To die», “morire” è non buttarsi, non cambiare sé e i propri punti di vista impedendosi di mutare il mondo quasi che ingiustizie e storture fossero ineluttabili; è credere che ideali e valori di umanità siano optional non condizioni di vita degna d’essere vissuta. Svegliamoci, se infuriano guerra, carestia, crisi climatica e magari si rischia di scambiare l’autoaffondamento dell’incrociatore grillino “Vaffa” per alta politica.
«To play» è “mettersi in gioco”: rivedere certezze; lasciare strategie difensive, di autoconservazione; sapere che pezzi di noi devono esser fatti morire perché altri, migliori, crescano. L’Amleto bicefalo è il doppio dell’umano, realtà individuale e collettiva. Unico il corpo, due le teste. Siamo noi. La nostra psiche sceglie di abdicare al proprio essere persona, avere responsabilità e sogni. O decide di “giocarsi”, gestire opposti e tensioni senza farsi travolgere (esempio: lavorare per la pace e insieme aiutare Kiev aggredita). La testa a sinistra guarda al mondo: esteriorità, potere, annientamento di altri (viene in mente Chaplin in Tempi moderni, caricatura di ogni Hitler); la testa destra guarda al teschio (iconografia classica del dubbio amletico), che nell’oggetto di morte simboleggia vita, rinascita, trasformazione. C’è un’edicola al Fopponino (chiesa della peste manzoniana), una scritta sopra un teschio ammonisce: «Quel che sarete voi noi siamo adesso / chi si scorda di noi scorda se stesso». La memoria tiene insieme gli opposti e genera futuro.